Minimarket record, ora sono oltre 2.500
Il Campidoglio ha cambiato le regole ma la città ne è già invasa
I minimarket gestiti dai bengalesi e le frutterie egizia- ne: piccoli esercizi che crescono quasi cinque volte di più rispetto alla media del settore e che da soli rappresentano il 42% dell’aumento delle imprese romane registrato l’an- no scorso.
Secondo i dati della Camera di commercio, infatti, gli esercizi non specializzati con prevalenza di prodotti alimentari e bevande sono passati da 1.432 nel 2016 a 1.622 nel 2017; e quelli specializzati in frutta e verdura da 874 a 918. In totale, oltre 2.500 esercizi. A indagare sul fenomeno è stata l’associazione Terra!, che ha appena presentato il rapporto «Magna Roma» sui mercati rionali.
Costituiscono il vero boom commerciale degli ultimi anni a Roma. Sono i minimarket gestiti dai bengalesi e le frutterie egiziane: piccoli esercizi che crescono quasi cinque volte di più rispetto alla media del settore e che da soli rappresentano il 42% dell’aumento delle imprese romane registrato l’anno scorso. Secondo i dati della Camera di commercio, infatti, gli esercizi non specializzati con prevalenza di prodotti alimentari e bevande sono passati da 1.432 nel 2016 a 1.622 nel 2017; e quelli specializzati in frutta e verdura da 874 a 918.
A indagare sul fenomeno è stata l’associazione Terra!, che dopo il rapporto «Magna Roma» sulla situazione dei mercati rionali lancia la ricerca dal titolo: «Il (povero) diavolo nascosto nel dettaglio». Un nome dovuto al fatto che non solo i minimarket sono gestiti da immigrati più propensi ad affrontare turni di lavoro lunghi e margini di guadagno risicati, ma servono anche una clientela sempre più precaria, che ha mutato le sue abitudini di consumo, «il cui tempo libero è compromesso soprattutto al termine della giornata lavorativa». Così «il commercio ha dovuto riorganizzarsi - è scritto nel rapporto -: i supermercati con gli stores aperti 24 ore su 24 e gli stranieri con negozi di vicinato aperti fino a tardi». E se gli esercizi di ortofrutta gestiti da italiani sono ancora la maggioranza, nell’ultimo anno a Roma hanno chiuso i battenti 33 frutterie «autocotone» e altrettante in provincia, sempre secondo la Camera di commercio. I cui dati raccontano anche come la capitale sia la prima in Italia per imprese registrate da cittadini del Bangladesh con 13 mila società, anche se gli immigrati che lavorano nel commercio non sono ricchi e molto
Il boom
In un anno gli empori sono passati da 1.432 a 1.622; le frutterie da 874 a 918
spesso si accontentano di stipendi sotto 1.500 euro per mandare avanti famiglie anche molto numerose.
Adesso il nuovo regolamento comunale ha stabilito lo stop ai minimarket nel centro storico e a San Lorenzo. Perché «con lo stop ai negozi di vicinato di tipo alimentare per tre anni - spiega Tatiana Campioni, assessora al Commercio del I Municipio - in realtà si vuole dare anche uno stop ai minimarket. Solo che il centro è ormai saturo di questo tipo di attività». Che, secondo la Fipe-Confcommercio, rappresentano non solo un problema per gli orari, ma soprattutto per la vendita di bevande alcoliche: «Hanno sempre più la vocazione, in particolare la sera e di notte, a vendere solo bevande alcoliche con evidenti ricadute negative: soprattutto per il nuovo trend di consumare all’aperto, generando problemi di impatto ambientale». E ieri nel I Municipio è partita l’operazione «supermercato pulito»: Ama e vigili urbani contro l’abitudine di alcuni esercizi di depositare i rifiuti nei cassonetti domestici.