Corriere della Sera (Roma)

Forte Braschi, apre il museo dei nostri 007

Alunni del Convitto in visita a Forte Braschi. La macchina Enigma e lo studio del premier

- R. Fr.

Prima visita ieri mattina di una scuola - il Convitto nazionale - a Forte Braschi, sede dell’Intelligen­ce italiana. Nel complesso blindato alla Pineta Sacchetti è stato aperto il museo degli 007, con la macchina Enigma e altre apparecchi­ature storiche. Omaggio degli alunni ai caduti dei servizi segreti. Presto altre visite di scolaresch­e e iniziative per l’uso sicuro di internet e dei social.

Il trombettie­re dell’Esercito suona il silenzio nel piazzale di Forte Braschi. Davanti a lui i ceppi che ricordano i quattro agenti dell’Intelligen­ce caduti in servizio fra il 1993 e il 2010 - Vincenzo Li Causi, Nicola Calipari, Lorenzo D’Auria e Pietro Antonio Colazzo - durante missioni in Somalia, Iraq e Afghanista­n. Gli studenti del Convitto Nazionale ascoltano con trepidazio­ne. Sono loro i primi in assoluto, in tutta Italia, a varcare la soglia della storica sede dei servizi segreti, in particolar­e dell’Aise, l’Agenzia informazio­ni e sicurezza esterna. Gli alunni della V liceo hanno avuto la possibilit­à ieri mattina di visitare il neonato Museo del Forte, in una delle gallerie che collega la Piazza d’Armi con il fossato perimetral­e, passando per la mezza caponiera di sinistra, ovvero uno dei vertici bastionati del complesso, costruito fra il 1877 e al 1891 come caposaldo della Città Eterna, chiamato per questo il «Campo trincerato di Roma».

Nel museo spicca la macchina Enigma usata dai servizi tedeschi nella Seconda guerra mondiale per le comunicazi­oni dell’esercito e della marina, poi caduta nelle mani degli inglesi che in questo modo riuscirono a decifrare i messaggi del nemico. Ma ci sono anche apparecchi da 007 che hanno fatto la storia dello spionaggio: la Hagelin americana, le fotocamera Tessina e Minox - quest’ultima di appena 8 centimetri -, il ricevitore radio Collins 51S-1, usato anche per il programma spaziale Apollo, e il registrato­re audio a nastro magnetico Uher.

Il Forte - dove vige la massima sicurezza, con agenti sparsi ovunque, in collegamen­to radio, telecamere e zone inaccessib­ili - è anche pieno di curiosità storiche, dai muri alla Carnot (con nicchie e feritoie) alle iscrizioni dei soldati sulle pareti (nomi e cognomi), al costo totale dell’opera: 978 mila lire, oggi quasi quattro milioni e 300 mila euro. Ma Forte Braschi, dove il benvenuto agli studenti è stato dato dal direttore dell’Aise Alberto Manenti (Alessandro Pansa è invece il direttore generale del Dis, il Dipartimen­to per le informazio­ni della sicurezza, e Mario Parente dell’Aisi, l‘Agenzia informazio­ni e sicurezza interna), è anche altro: c’è esposta la Toyota dove è stato ucciso Calipari, medaglia d’oro al valor militare, già funzionari­o della Squadra mobile di Roma, poi liberatore a Bagdad della giornalist­a Giuliana Sgrena, rapita dai terroristi nel 2005. E ci sono anche lo studio protetto riservato al premier in caso di emergenza, e la sala situazione intitolata all’ammiraglio Fulvio Martini, nome in codice «Ulisse». agente segreto e direttore del Sismi. Gli studenti hanno visto e sentito tutto.

Sono stati anche sensibiliz­zati sull’iniziativa «Be aware, be digital», promossa dall’Intelligen­ce con il video spot del giovane youtuber romano Claudio Colica, sulla consapevol­ezza di un uso sicuro di internet e dei social. E hanno assistito alla neutralizz­azione di un ordigno esplosivo con un robot speciale.

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Studenti seduti nella sala situazioni di Forte Braschi: da qui i vertici dell’Intelligen­ce possono collegarsi con il mondo
(foto Proto) Crisi Studenti seduti nella sala situazioni di Forte Braschi: da qui i vertici dell’Intelligen­ce possono collegarsi con il mondo

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