Echoes, spettacolo imbarazzante
Tutte e due vivono a Ipswich, Inghilterra. Tillie sposa un soldato che segue a Kabul, Afghanistan. Costui è un bruto, picchia un barbone, la notizia si diffonde, Tillie si vergogna, si copre con un burka, comincia a conoscere la miseria del luogo in cui ora vive. Non solo. Quando torna a casa scopre che il marito è ubriaco mentre in città circola la notizia che sono state stuprate due donne. Seguono una quantità di vicende che non riassumo a beneficio dello spettatore futuro. Anche la musulmana Samira cerca marito, vorrebbe tornare alle origini, unirsi al Califfato. Lascia l’Inghilterra dove nessuno si rende conto di quanto accade in Siria. Così Samira trova a Raqqa un marito. Ma costui è uguale a quello inglese, forse addirittura peggiore. Obbliga Samira a guardare video in cui decapita i non musulmani. Poi la stupra e se ne va. Quando torna… ma anche in questo caso non continuerò il riassunto di vicende a loro volta riassunte dall’inglese Henry Naylor in Echoes, settanta minuti di un imbarazzante spettacolo. Non so se sia peggiore il testo, epico-didascalico fino all’inverosimile, o la sua messa in scena, operata dal regista Massimo Di Michele e interpretato a scatti, accelerazioni, pause, silenzi, urla da Francesca Ciocchetti, (che un tempo era una brava attrice di Ronconi) e da Federica Rosellini. Per esprimere tutta l’eloquenza messa a disposizione degli spettatori le due attrici si gingillano con tubi gialli per indicare il viluppo (la trappola) di cui sono prigioniere.