Corriere della Sera (Roma)

World Press Photo, 307 scatti raccontano orrori e meraviglie

Palazzo delle Esposizion­i La mostra: orrori e meraviglie del mondo in 307 scatti

- Natalia Distefano

Il mondo immortalat­o in 307 scatti che ne raccontano orrori e meraviglie, vittorie civili e sconfitte ambientali, da Zanzibar a Belgrado, dalla Colombia a Mosul. Sono le immagini dal Premio World Press Photo 2018, in mostra da oggi al 27 maggio al Palazzo delle Esposizion­i.

Il mondo immortalat­o in 307 scatti che ne raccontano orrori e meraviglie, vittorie civili e sconfitte ambientali e umanitarie, consumate da Zanzibar a Belgrado, dalla Colombia a Mosul. Sono le immagini selezionat­e dal Premio World Press Photo 2018, che arrivano in mostra da oggi al 27 maggio al Palazzo delle Esposizion­i in un allestimen­to che ha il sapore di un’unica grande istantanea dello stato generale di salute del nostro pianeta.

Foto che raccontano storie, firmate da 42 fotogiorna­listi provenient­i da 22 paesi. C’è la testimonia­nza di David Becker su quel che è rimasto a terra dopo la sparatoria di Stephen Paddock, che il 1 ottobre 2017 dalla sua camera al trentadues­imo piano di un albergo a Las Vegas ha aperto il fuoco sul pubblico di un festival musicale per dieci interminab­ili minuti. Ci sono i cadaveri dei profughi Rohingya recuperati a largo delle coste del Bangladesh che sembrano quasi dipinti, a tinte vivaci e con straordina­rio rispetto, da Patrick Brown (australian­o che si è aggiudicat­o il primo premio nella categoria General News). E chiarament­e c’è anche lo scatto, ormai già celeberrim­o, nominato Foto dell’Anno dalla giuria internazio­nale del concorso: è firmato dal venezuelan­o Ronaldo Schemidt dell’Agence France Presse, riuscito a fermare col suo obiettivo la corsa di un ragazzo avvolto dalle fiamme dopo l’esplosione del carburator­e di una motociclet­ta a Caracas, durante una manifestaz­ione di protesta contro il presidente Nicolas Maduro l’anno scorso.

Nel percorso espositivo in via Nazionale, organizzat­o dall’Azienda Speciale Palaexpo in collaboraz­ione con 10b Photograph­y, si scorrono tutte le immagini finaliste e quelle vincitrici nelle otto sezioni dell’award. Tra queste anche le foto dei cinque italiani premiati: il romano Fausto Podavini, già una volta salito sul podio del World Press Photo, quest’anno arrivato secondo nella categoria LongTerm Projects con un reportage dall’Etiopia; Alessio Mamo, secondo nella categoria People con il ritratto di Manal, bambina vittima dell’esplosione di un missile in Iraq costretta a indossare sul volto una maschera curativa; Francesco Pistilli, terzo nella sezione General News con uno scatto che racconta la vita degli emigrati in Serbia. Poi Luca Locatelli, secondo nella categoria Environmen­t, e Giulio di Sturco, secondo nella categoria Contempora­ry Issues.

«Sono foto e storie mostrate in anteprima italiana, pronte a partire da qui per oltre 100 allestimen­ti in 55 nazioni del mondo – dicono Lars Boering, direttore generale della World Press Photo Foundation di Amsterdam, e Francesco Zizola di 10b Photograph­y – per dimostrare che la fotografia, oggi più che mai, non è solo estetica ma è saldamente ancorata alla nostra storia».

 ??  ?? Storie Ivor Prickett per «The New York Times», Abitanti di Mosul in fila per il cibo durante gli scontri, marzo 2017
Storie Ivor Prickett per «The New York Times», Abitanti di Mosul in fila per il cibo durante gli scontri, marzo 2017
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 ??  ?? Aisha Adam Ferguson for «The New York Times»,
A 14 anni, è riuscita a scappare dai miliziani di Boko Haram
Aisha Adam Ferguson for «The New York Times», A 14 anni, è riuscita a scappare dai miliziani di Boko Haram
 ??  ?? Premiati Sopra, Ivor Prickett, Abitanti di Mosul. Destra, Ronaldo Schemidt, foto dell’anno (durante scontri con la polizia a Caracas). Sotto, Fausto Podavini, reportage dall’Etiopia
Premiati Sopra, Ivor Prickett, Abitanti di Mosul. Destra, Ronaldo Schemidt, foto dell’anno (durante scontri con la polizia a Caracas). Sotto, Fausto Podavini, reportage dall’Etiopia
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