La vicenda
dall’allora inquilino del Campidoglio, sarebbe stato dare un contributo decisivo all’elezione della moglie, Isabella Rauti. Il risultato finale delle Regionali del 2010 certifica che la lista Polverini ha vinto. E soprattutto che tra i consiglieri eletti c’è stata anche l’ormai ex consorte del sindaco. Tuttavia, sempre secondo la procura, né Renata Polverini, né la Rauti hanno mai saputo delle manovre pensate da Alemanno, mossosi in quell’epoca come esponente del Pdl. L’allora governatrice del Lazio è stata, infatti, indagata e poi archiviata. Mentre la Rauti non è mai stata neppure sfiorata dall’inchiesta.
Il pm, però, ritiene che esista un anello di congiunzione tra Alemanno e i dirigenti dell’Accenture rappresentato da uno stretto collaboratore dell’ex sindaco: Fabio Ulissi, per cui è stata chiesta la condanna a un anno e dieci mesi. La procura ha sollecitato la condanna anche di Giuseppe Verardi, ex manager della società Accenture a 3 anni e 8 mesi, mentre i funzionari dell’azienda Francesco Gadaleta, Roberto Sciortino e Massimo Alfonsi rischiano 3 anni. Chiesta la condanna a un anno e dieci mesi anche per Angelo Italiano, altro dirigente dell’Accenture.
Tutti sono accusati di finanziamento illecito e false fatturazioni. Comunque la società, ignara dei comportamenti dei suoi dirigenti, si è costituita parte civile. «È venuto meno il principio cardine della trasparenza», dice l’avvocato Roberto Mini, legale dell’Assoconsum Municipi di Roma, costituitasi parte civile. Nel 2010 l’allora sindaco di Roma Gianni Alemanno riceve, secondo l’accusa, un finanziamento di 30 mila euro dalla società Accenture per la campagna elettorale della candidata alla guida della Regione Lazio, Renata Polverini