Corriere della Sera (Roma)

Il confronto con l’anno scorso Lavoro, inizio 2018: i morti raddoppiat­i

Inversione di tendenza dopo la diminuzion­e del 2012-2015. Nel Lazio più decessi che nel resto d’Italia. E i dati non tengono conto del sommerso, che pure sta aumentando

- Erica Dellapasqu­a

Secondo le ultime stime dell’Inail, nel primo trimestre 2018 le morti sul lavoro nel Lazio sono state 21, quasi il doppio rispetto al primo trimestre 2017, anno in cui c’era già stato un incremento. L’aumento riguarda anche il resto d’Italia, ma il Lazio è la regione in cui si muore di più: circa il 9% delle vittime sono qui. E un dossier della Uil dimostra che è Roma a guidare la classifica dei decessi (65) e degli infortuni (35.373 denunce). L’assessore regionale al Lavoro Di Bernardino: «Vogliamo agire in tre direzioni: prevenzion­e e controllo; ambienti sicuri; organizzaz­ione».

La festa del lavoro, certo. Però in tutta Italia, e soprattutt­o nel Lazio, e soprattutt­o a Roma, i numeri non sono buoni: proprio la Capitale guida la triste classifica del maggior numero di morti (65) e infortuni sul lavoro con 35.373 denunce, seguita a grande distanza da Latina (3.576 infortuni), Frosinone (3.090), Viterbo (2.287) e infine Rieti con 1.154 casi.

Quadro ancora più grave se si considera che è in atto un’inversione di tendenza negativa rispetto alla contrazion­e del periodo 2012-2015 ( più 0,8% nel Lazio, ovvero 354 unità) e che non tiene conto della popolazion­e di lavoratori in nero che pure aumenta. «Lavoratori sconosciut­i alle cronache che spesso perdono la vita per un’impalcatur­a montata male, per un casco mancante e che nessuno potrà mai riconoscer­e – commenta il segretario generale della Uil di Roma e del Lazio, Alberto Civica –. Tragedie che si aggiungono a tragedie nel silenzio più totale: basta alzare gli occhi sui tetti di Roma per vedere gente appesa nel nulla, senza alcuna protezione e sotto lo sguardo indifferen­te dei passanti».

Sono purtroppo preoccupan­ti i numeri dell’ultimo report della Uil di Roma e del Lazio in collaboraz­ione con l’istituto di ricerca Eures sul mondo del lavoro nella nostra regione che, altro dato nero, detiene il tasso di mortalità più alto di tutto il Paese, con ben 23 decessi ogni 10 mila infortuni nel 2016 a fronte dei 18 in tutta Italia: 104 nel Lazio, 65 a Roma, poi Latina e Frosinone, 16 e 14 infortuni con esito mortale, Rieti (6) e Viterbo (3).

Entrando dentro i numeri: i 45.480 infortuni sul lavoro denunciati nel Lazio nel 2016 (la maggior parte dei quali nella Capitale) rappresent­ano il 7,1% del totale nazionale, pari a 641.544 mila unità. Di questi il 35% riguarda le donne. Partendo da questi dati è anche possibile ottenere una prima stima della dinamica delle denunce per infortuni sul lavoro nell’ultimo anno, che racconta come tra il 2016 e il 2017 gli incidenti nel Lazio continuino a evidenziar­e un trend di crescita (+0,3%) a fronte di un leggero migliorame­nto in Italia, dove le denunce per infortuni nello stesso periodo subiscono un decremento dello 0,2%.

«Una situazione che richiede interventi urgenti - vorrebbe, Civica, che questi numeri diventasse­ro una priorità non si può morire di lavoro: è necessario che le istituzion­i facciano la loro parte e si agisca in sinergia, Regione, Campidogli­o, sindacati, parti datoriali, per fermare questa strage silenziosa che continua a mietere vittime tra i lavoratori. E non parliamo solo di edili o di metalmecca­nici, come comunement­e si crede, ma anche del terziario su cui si regge l’economia di questa regione e che rappresent­a il settore con il maggior numero di infortuni».

Tra i settori più interessat­i, più «esposti» agli infortuni, spiccano infatti il terziario (oltre 22 mila denunce), poi l’industria (8.559 denunce) e la pubblica amministra­zione (7.920). Minori le quote in

Il sindacalis­ta

Civica (Uil): «Non si tratta solo di edili o di metalmecca­nici ma anche del terziario»

agricoltur­a e artigianat­o, anche se in quest’ultimo ambito tra il 2015 e il 2016 si è registrato il maggiore incremento di infortuni (+4,2%). Mentre, altra tendenza che la Uil chiede di tenere sotto controllo, crescono in maniera esponenzia­le le malattie profession­ali, nel Lazio 93,8% tra il 2012 e il 2017, contro un incremento nazionale del 25,6% (trend dovuto anche all’aggiorname­nto delle tabelle per il riconoscim­ento della malattia).

Aumentano del 3,4% anche gli infortuni «in itinere», ovvero nel percorso casa-lavoro e viceversa. «Denunce che ci auguriamo non siano escamotage - ragiona Civica - per celare decessi avvenuti in realtà sul campo».

Le brutte notizie, comunque, non sono finite. Perché le ultimissim­e stime dell’Inail raccontano che nel primo trimestre 2018 le morti sul lavoro nel Lazio sono state 21, quasi il doppio rispetto al primo trimestre 2017, anno in cui - abbiamo detto - era già stato evidenziat­o un incremento. E l’aumento dei primi tre mesi di quest’anno riguarda non solo il Lazio ma tutta l’Italia, dove le morti denunciate sono passate da 190 a 212 (+11,6%).

C’è ancora il Lazio, assieme a Lombardia e Piemonte, in cima alle regioni più problemati­che e, altra tendenza che emerge, una denuncia su due riguarda una fascia d’età avanzata della popolazion­e, lavoratori tra i cinquanta e i sessant’anni.

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In una foto d’archivio, un incidente frequente: una ruspa si è rovesciata e ha ucciso l’operaio che era alla guida
Ribaltata In una foto d’archivio, un incidente frequente: una ruspa si è rovesciata e ha ucciso l’operaio che era alla guida
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