Corriere della Sera (Roma)

I ricordi di Detassis: Festa del cinema, da Kidman a Rondi

Il bilancio di Piera Detassis, dalla Fondazione ai David

- di Stefania Ulivi

«Un’esperienza entusiasma­nte». Piera Detassis — ormai alla Fondazione Accademia del Cinema Italiano-Premi David di Donatello — ha lasciato, come previsto, la direzione della Fondazione Cinema per Roma.

Con che spirito lascia?

«Ho un altro incarico, vado via serenament­e, con la consapevol­ezza di aver contribuit­o a dare vita, pur tra fratture e resistenze, a un evento che prima non c’era, in cui l’intento principale era mettere il pubblico in prima fila. Che poi è il leitmotiv della mia carriera anche di giornalist­a. Siamo stati dei pionieri».

In che senso?

«Nell’avvicinare i divi e gli spettatori. Ho iniziato portando Nicole Kidman. Una settimana prima arrivò uno squadrone da Los Angeles per misurare passo per passo ogni percorso, compresi i minuti per la toilette. Ho capito il senso più profondo del red carpet: non è solo frivolezza, serve per lanciare i film, il glamour diventa business».

Ricordi?

«Quelli migliori sono legati agli incontri del viaggio nel cinema americano di Mario Sesti e Antonio Monda e che poi Antonio da direttore ha continuato. Gli Incontri ravvicinat­i sono il cuore del festival che si è plasmato in questi anni intorno a questo. E poi tanti altri, Kristen Stewart e Robert Pattinson allora sconosciut­i per Twilight con Alice della città, diventati un fenomeno davanti ai nostri occhi. O il lavoro notturno per evitare un

forfait di George Clooney. E momenti solo miei, Meryl Streep che si riposa dal jet lag dietro un paravento, le chiacchier­e con Richard Gere».

Come vede il futuro della Fondazione?

«Andrà tutto avanti benissimo. Auguro alla Fondazione, a Laura Delli Colli che ha avuto le deleghe, al direttore

Monda, al direttore generale, di poter fare un passo avanti o anche due. L’Italia vive una fase di incertezza politica generale, il mondo del cinema cambia rapidament­e, non è più tempo di fermarsi a ciò che conosciamo».

Pensa che l’attività Cityfest proseguirà?

«Mi auguro. Roma è una città in emergenza culturale, un evento così importante non può non cercare di intercetta­re nuove risonanze».

Fu chiamata alla Festa da

«L’idea era loro, un grande slancio immaginifi­co in un luogo, l’Auditorium di Renzo Piano, che per me non romana resta magico. Poi sono andata a casa con Alemanno e Polverini e sono tornata con Marino sindaco. Per me è fondamenta­le ricordare la figura di Gianluigi Rondi».

Come sono stati i rapporti con l’amministra­zione Raggi?

«Cordiali, sono stati molto precisi nel sottolinea­re il loro

interesse e nel non abbassare il finanziame­nto del Comune. Stanno ancora cercando un punto di fusione perfetta tra le varie istituzion­i culturali e la Fondazione».

Ora è alla guida dei David. Che obiettivi si è data?

«Questa è un’avventura che richiede energia e impegno per il cambiament­o. Il David da quando è diventata fondazione non può limitarsi a essere solo un premio».

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Auditorium Piera Detassis, sulle gradinate del Parco della Musica. Attualment­e è alla guida dei Premi David di Donatello Veltroni e Goffredo Bettini.

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