«Lucio, che voleva farsi motorino»
Stasera all’Auditorium l’omaggio di Ron a Dalla, al quale ha dedicato un disco
«Lucio sosteneva a volte di voler essere un cane, altre Valentino Rossi, un partigiano, un motorino. Lo cantava in Tu non mi basti mai: vorrei essere il rossetto che userai. Era così, anche se sembra cosa folle»: uno dei tanti ricordi di Lucio Dalla che affioreranno stasera durante il concerto di Ron all’Auditorium. Uno spettacolo di musica e parole: «Quasi teatro-canzone» spiega il cantautore, che all’amico e collega ha dedicato un disco, dal titolo Lucio!.
«Lucio sosteneva a volte di voler essere un cane, altre Valentino Rossi, un partigiano, un motorino. Lo cantava in Tu non mi basti mai: vorrei essere il rossetto che userai. Era così, anche se sembra cosa folle»: ne ha tanti, di aneddoti, Ron, da raccontare, su Lucio Dalla. Lo farà stasera durante il concerto all’Auditorium, live del disco Lucio!, il suo progetto che fa rivivere la poetica e l’anima musicale di Dalla. Nell’album, brani da Piazza grande a Attenti al lupo, Futura, Come è profondo il mare. E Almeno pensami, premio Mia Martini al festival di Sanremo: «È stata consegnata a Baglioni quella canzone inedita di Dalla, bellissima. E lui ha pensato a me. L’idea del disco è nata per i 75 anni che Lucio avrebbe compiuto oggi. Ho buttato giù d’instinto dodici tracce, cui aggiungerò all’Auditorium Le rondini, Tutta la vita, L’ultima luna, Se io fossi un angelo. Un attore mi aiuterà. Teatro-canzone, musica e parole. E ledwall, filmati d’epoca, foto esclusive. Molto materiale mi è stato fornito dall’amico discografico e promoter da poco scomparso, Michele Mondella. Inserti divertenti e inediti».
Prosegue: «Lucio sapeva vedere lontano. Era un grande regista di se stesso. Quando ascoltò la prima volta il mio brano Attenti a lupo, io non gli avrei dato una lira, lui mi rassicurò che avrebbe avuto un successo pazzesco. Immaginò tutto, anche il balletto. Con lui ho fatto due duetti, Chissà se lo sai, che composi nel 1986, e Piazza grande. Nel 2000 li ho inseriti nel doppio disco con cui festeggiavo trent’anni di carriera. Incontri avvenuti davvero. Mai mi presterei a quelle operazioni dove si duetta con chi non è più con noi».
Nel 1967 il primo incontro: «Cantavo alle Rotonde di Garlasco, il mio paese di nascita, in provincia di Pavia. Era Carnevale. C’era anche Dalla. Si complimentò con la mia maestra di canto: “Con quella voce può interpretare ciò che vuole!”. Io quando lo vidi invece pensai, “chi è sto barbone?”». Sorride: «Non lo presi neanche in considerazione. Poi ci rivedemmo negli anni 70, alla Rca. Io avevo da poco composto Occhi di ragazza. E si invertirono le parti: era lui a non ricordarsi di me. La prima lezione fu un invito a essere più stro... Io ero troppo perbenino, mentre quello era un mondo difficile. Nelle tavolate comuni diventavo rosso come un pomodoro. Avevo 16 anni appena. Mi nascondevo dentro un involucro esagerato di bambagia». Ancora, pescando nel passato: «Ho ricordi divertentissimi. Quella volta che si mise a cantare a squarciagola con turisti partenopei scesi da un pullman e incontrati per caso all’autogrill. Un’altra volta eravamo attesi da Gianni Agnelli, ma Lucio si fermò a parlare con un clochard sotto i portici, a Bologna, infischiandosene dell’appuntamento. Per lui non esistevano persone più importanti di altre».
La memoria è viva abbastanza? «No. Ma è una questione che non riguarda solo Dalla. Noi italiani siamo poco nazionalisti, non trattiamo bene i nostri eroi. La stessa sorte è toccata anche a De André, Daniele, Battisti. Anche i talent hanno colpe: hanno privilegiato l’interpretazione e il bel canto, così i ragazzi hanno disimparato a scrivere. Un’intera generazione che ha perso il gusto della composizione e il confronto con i grandi del passato». Chissà se ce ne sono, di eredi: «Mi piace molto Mirkoeilcane. Ha un viso nostalgico, sa rappare, scrive testi bellissimi».
Il 2 giugno all’arena di Verona Ron farà da padrone di casa di una serata in ricordo di Dalla, con tanti ospiti, per il Festival della bellezza: «Andiamo a cantare e a ballare Lucio».