Maxi inchiesta sulle strade killer
Autopsia su Elena Aubry, morta in moto sull’Ostiense. Video e testimoni per stabilire le cause Radici, buche, dossi: dopo l’ultima vittima, la Procura indaga sulla pubblica amministrazione
Omicidio colposo è l’ipotesi di indagine sulla morte di Elena Aubry, la 25enne caduta con la sua moto, domenica mattina su via Ostiense, forse a causa del manto stradale sconnesso. Già disposta l’autopsia, mentre ci sarebbe anche un testimone. E sulle decine di denunce per incidenti causati dalle pessime condizioni delle strade la Procura mira ad accertare eventuali omissioni o ritardi dei funzionari capitolini.
Non tutti gli incidenti stradali sono uguali e, pur tra le decine di segnalazioni che arrivano in procura, quello di due giorni fa sull’Ostiense, che è costato la vita a una 25enne in moto, sembra destinato a scavare a fondo su eventuali responsabilità nell’amministrazione capitolina.
Il fascicolo aperto dal pm Laura Condemi ha l’intestazione di omicidio colposo, per ora a carico di ignoti. Ma le prime ricostruzioni sulla dinamica e i primi accertamenti a più ampio raggio sulle possibili cause pregresse dello schianto portano in direzione della mancata manutenzione dell’asfalto e della non corretta gestione del rischio rappresentato dalle radici degli alberi che alterano il manto stradale. Elena Aubry a bordo della sua Hornet 600 non andava veloce, dicono i segni lasciati dalla moto sull’asfalto, e questo rende ancora meno spiegabile una caduta così rovinosa, tanto da farle perdere il casco prima dell’impatto fatale con il guard rail. La strada, quel tratto in particolare nella direzione da Ostia verso Roma, all’altezza di viale dei Romagnoli, era già stata segnalata dai vigili del X gruppo per le pericolose irregolarità dell’asfalto. E da questo partono gli ulteriori accertamenti chiesti dalla procura. Basta la presenza di un cartello che avverte sulla possibilità di incontrare dossi e fissa a 50 chilometri orari il limite massimo di velocità a sollevare da ogni responsabilità chi deve garantire la sicurezza stradale? C’erano interventi da compiere che sono stati rinviati? La strada andava chiusa? O, come in molti altri luoghi di Roma, la manutenzione svolta non aveva risolto il problema?
Allargando il discorso all’ampia casistica di episodi che in questa primavera di voragini diffuse — in centro e in periferia — arrivano all’attenzione dei magistrati, il pool per i reati nella pubblica amministrazione, coordinato dal procuratore aggiunto Paolo Ielo, sta affinando su questi stessi interrogativi una linea univoca di indagine. Un metodo per verificare con puntualità se ci siano responsabilità specifiche sulla mancata «gestione» delle buche causa di
incidenti. E, nel caso, omissioni o inadempienze tra funzionari e amministratori chiamati a risponderne.
Assieme all’autopsia già affidata ai medici di Tor Vergata, per chiarire i motivi della caduta di Elena Aubry il pm sentirà anche un testimone che avrebbe assistito allo schianto ed esaminerà i video delle telecamere sul percorso coperto domenica mattina dalla 25enne. Il suo è il 49° decesso dall’inizio dell’anno, in linea con i dati che parlano di un aumento costante di sinistri negli ultimi tre anni. E, come detto, la non sicurezza diffusa si manifesta in tanti modi. Fascicoli d’inchiesta sono stati aperti nei mesi scorsi per la morte di uno scooterista sulla Tiburtina, nell’ipotesi che l’infinito cantiere non fosse sterilizzato da rischi per auto e scooter. Un’altra inchiesta riguarda le responsabilità della mancata vigilanza sui cinghiali che invasero via dell’Inviolatella Borghese, nei pressi del parco di Veio, causando la morte di un altro centauro. Il pericolo in strada sembra davvero ovunque.
Procura Il pool, guidato da Ielo, indaga sulle colpe nella gestione delle strade