L’ex di Sara in appello: «Non mi perdonerò mai»
Le spalle strette, lo sguardo basso, l’atteggiamento timido. Cosi Vincenzo Paduano, condannato in primo grado all’ergastolo per aver ucciso la sua ex fidanzata Sara Di Pietrantonio, 22 anni, ha rotto il silenzio all’inizio dell’udienza del processo d’appello per chiedere scusa: «Non posso meritare la pace. Mi vergogno di quello che ho fatto. Non riuscirò mai a perdonarmi di aver tolto a Sara la possibilità di diventare grande».
Le parole dell’imputato però non hanno smosso dalle sue convinzioni il sostituto pg Gabriella Fazi, che ha chiesto ai giudici della Corte d’assise d’appello la conferma della sentenza di primo grado pronunciata con rito abbreviato.
Nella requisitoria, durata oltre due ore, Fazi ha ripercorso gli attimi della tragedia della notte del 29 maggio del 2016 consumatasi in via della Magliana. Drammatico il flash back del sostituto pg sugli istanti precedenti l’omicidio, con il ricordo della fuga a piedi di Sara, la sua testa bagnata dal liquido infiammabile, braccata dall’imputato con la macchina in un macabro gioco finale. Momenti agghiaccianti perché, per Fazi, la 22enne avrebbe avuto la consapevolezza di andare incontro a un destino terribile: morire avvolta dalle fiamme. Così come il sostituto pg ha escluso una presa di coscienza in Paduano, anche Concetta Raccuia, la mamma di Sara, non crede alle scuse dall’imputato: «Provo solo sdegno, è un manipolatore», ha detto la signora a fine udienza. Il suo pensiero è stato confermato dall’avvocato Stefania Iasonna, legale di parte civile della Raccuia, che ha letto in aula quanto la madre della vittima le ha scritto: «Sono sicura che Vincenzo ha agito convinto di fare la cosa giusta. Cosi lui si è solo tolto un problema». Nell’udienza di domani la parola alla difesa.