Corriere della Sera (Roma)

L’AGNELLO E I SUOI PASTORI

- Di Fabrizio Paladini

Una nuova figura profession­ale dovrà per forza comparire nell’organigram­ma del Comune di Roma: quella del pastore. Non quello di anime - di cui Oltretever­e ha l’esclusiva ma proprio il pastore vero, quello che porta le pecore al pascolo. Un cane adeguato, un bastone, una borraccia, un pezzo di formaggio nel tascapane d’ordinanza. Pensavate che la funivia a Casalotti ci facesse sentire tutti montanari? Ora ci avvicinere­mo ad Heidi se vedremo, come promette l’assessora all’Ambiente, Pinuccia Montanari (nomen omen), le pecore usate per tagliare l’erba che cresce indisturba­ta perché non ci sono addetti al Servizio Giardini. Si può già immaginare il bucolico gregge a Villa Borghese che in un pomeriggio di radioso sole ripulisce il Pincio, il Galoppatoi­o, la Galleria Borghese condotto da un gruppetto di pastorelli del Pigneto che hanno vinto l’appalto. Si vedrà qualche pecorella smarrita avventurar­si per il Muro Torto (dove hanno già messo preventiva­mente il limite di velocità a 30 all’ora)? Qualche capretta ristorarsi in un bar di piazza del Popolo? Un agnello entrare per sbaglio in una trattoria specializz­ata in abbacchio a scottadito? Al di là delle battute, l’idea è importata da Berlino e si sta sperimenta­ndo a Torino. Un’idea che, per quanto bizzarra, potrebbe però avere una sua efficacia. Ma la questione è che i problemi del verde della nostra città non possono essere risolti dalle sole pecore per quanto obbedienti.

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