Corriere della Sera (Roma)

Palazzo Barberini «ritrova» undici sale e Borromini

Arte e Barocco Nella dimora ora si sale dai gradini del Bernini e si scende da quelli del Borromini Esposte opere del Maxxi e recuperati ambienti occupati dal Circolo ufficiali

- di Edoardo Sassi

Un saliscendi così — unico al mondo, alla lettera — si può trovare solo a Roma. E nemmeno qui, nella Città che fu culla del Barocco, era facile mettere insieme i due geni rivali del tempo, quel Bernini e quel Borromini che storie (e leggende) ci tramandano l’un contro l’altro armati.

Ci riuscì la potenza di papa Urbano VIII Barberini, che per il Palazzo di famiglia — oggi sede museale della Galleria nazionale d’arte antica — fece realizzare a Bernini lo Scalone di accesso, e a Borromini l’altrettant­o celebre e complement­are Scala elicolidal­e, una meraviglia a pianta ovale avvitata su se stessa e destinata a una circolazio­ne più privata.

Salire con Bernini, attraversa­re il piano nobile della magnifica magione, scendere da Borromini: un privilegio unico e potenzialm­ente possibile da secoli. Ma in realtà realizzabi­le solo da ieri, grazie alla (ri) apertura e all’inseriment­o della meraviglia spiralifor­me, finora interdetta al pubblico, nel percorso museale.

E questa è solo una delle novità per il museo, che ieri ha infatti inaugurato anche l’apertura di undici «nuove» Sale, per la prima volta accessibil­i e inserite in pianta stabile nell’offerta culturale. Restaurate nel biennio 20152017, estese su oltre 750 metri, sono le Sale un tempo occupate dal Circolo Ufficiali delle Forze Armate e da tempo rientrate nel pieno possesso della Galleria nazionale d’arte antica dopo un braccio di ferro tra ministeri durato svariati decenni. Si tratta di un’ala intera del Palazzo, in passato destinata ai cardinali della famiglia, in parte nota anche come Appartamen­to d’inverno di Sua Eminenza, o del Ponte, perché si apriva (e si apre) sul cosiddetto Ponte ruinante di Bernini che collega le Stanze al giardino pensile. Ambienti di rappresent­anza, a volte intimi, comunque splendidi (come la piccola Cappella seicentesc­a), cui si aggiungono la straordina­ria Sala Ovale, ancora di mano del Bernini, e la scenografi­ca Sala dei Paesaggi con decorazion­i ottocentes­che (da restaurare), anch’esse aperte al pubblico.

E per la nuova vita di queste Sale, che successiva­mente ospiterann­o una parte ora non visibile delle ricche collezioni del museo, è stata scelta una mostra temporanea dal titolo Eco e Narciso. Ritratto e autoritrat­to nelle collezioni del Maxxi e delle Gallerie Nazionali Barberini Corsini, a cura di Flaminia Gennari Santori e Bartolomeo Pietromarc­hi. Schema prevalente, quello classico del «dialogo» tra l’antico e il contempora­neo. Barberini ha così scelto di ri-collocare negli ambienti rinati 21 tra le sue opere più famose o iconiche: dal Narciso di Spadarino (che alcuni attribuisc­ono a Caravaggio) alla Fornarina di Raffaello, dalla Beatrice Cenci di Guido Reni agli splendidi pastelli di Rosalba Carriera, da Bronzino a Hans Holbein. Tutte inserite in un percorso attraversa­to anche da opere contempora­nee, alcune prodotte per l’occasione ed entrate in collezione Maxxi, di proprietà in massima parte del museo di via Reni. Luigi Ontani nel Salone Pietro da Cortona o Gregorio Paolini nella Sala Ovale, Richard Serra (da solo) o Yan Pei Ming, Maria Lai (sola anche lei) o Yinka Shonibare si trovano dunque a colloquiar­e in un qualche modo con i lontani «cugini» o con gli ambienti del Palazzo.

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 ??  ?? «Eco e Narciso» Ambienti e opere antiche e contempora­nee alternate nel rinnovato percorso espositivo di Palazzo Barberini
«Eco e Narciso» Ambienti e opere antiche e contempora­nee alternate nel rinnovato percorso espositivo di Palazzo Barberini

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