Palazzo Barberini «ritrova» undici sale e Borromini
Arte e Barocco Nella dimora ora si sale dai gradini del Bernini e si scende da quelli del Borromini Esposte opere del Maxxi e recuperati ambienti occupati dal Circolo ufficiali
Un saliscendi così — unico al mondo, alla lettera — si può trovare solo a Roma. E nemmeno qui, nella Città che fu culla del Barocco, era facile mettere insieme i due geni rivali del tempo, quel Bernini e quel Borromini che storie (e leggende) ci tramandano l’un contro l’altro armati.
Ci riuscì la potenza di papa Urbano VIII Barberini, che per il Palazzo di famiglia — oggi sede museale della Galleria nazionale d’arte antica — fece realizzare a Bernini lo Scalone di accesso, e a Borromini l’altrettanto celebre e complementare Scala elicolidale, una meraviglia a pianta ovale avvitata su se stessa e destinata a una circolazione più privata.
Salire con Bernini, attraversare il piano nobile della magnifica magione, scendere da Borromini: un privilegio unico e potenzialmente possibile da secoli. Ma in realtà realizzabile solo da ieri, grazie alla (ri) apertura e all’inserimento della meraviglia spiraliforme, finora interdetta al pubblico, nel percorso museale.
E questa è solo una delle novità per il museo, che ieri ha infatti inaugurato anche l’apertura di undici «nuove» Sale, per la prima volta accessibili e inserite in pianta stabile nell’offerta culturale. Restaurate nel biennio 20152017, estese su oltre 750 metri, sono le Sale un tempo occupate dal Circolo Ufficiali delle Forze Armate e da tempo rientrate nel pieno possesso della Galleria nazionale d’arte antica dopo un braccio di ferro tra ministeri durato svariati decenni. Si tratta di un’ala intera del Palazzo, in passato destinata ai cardinali della famiglia, in parte nota anche come Appartamento d’inverno di Sua Eminenza, o del Ponte, perché si apriva (e si apre) sul cosiddetto Ponte ruinante di Bernini che collega le Stanze al giardino pensile. Ambienti di rappresentanza, a volte intimi, comunque splendidi (come la piccola Cappella seicentesca), cui si aggiungono la straordinaria Sala Ovale, ancora di mano del Bernini, e la scenografica Sala dei Paesaggi con decorazioni ottocentesche (da restaurare), anch’esse aperte al pubblico.
E per la nuova vita di queste Sale, che successivamente ospiteranno una parte ora non visibile delle ricche collezioni del museo, è stata scelta una mostra temporanea dal titolo Eco e Narciso. Ritratto e autoritratto nelle collezioni del Maxxi e delle Gallerie Nazionali Barberini Corsini, a cura di Flaminia Gennari Santori e Bartolomeo Pietromarchi. Schema prevalente, quello classico del «dialogo» tra l’antico e il contemporaneo. Barberini ha così scelto di ri-collocare negli ambienti rinati 21 tra le sue opere più famose o iconiche: dal Narciso di Spadarino (che alcuni attribuiscono a Caravaggio) alla Fornarina di Raffaello, dalla Beatrice Cenci di Guido Reni agli splendidi pastelli di Rosalba Carriera, da Bronzino a Hans Holbein. Tutte inserite in un percorso attraversato anche da opere contemporanee, alcune prodotte per l’occasione ed entrate in collezione Maxxi, di proprietà in massima parte del museo di via Reni. Luigi Ontani nel Salone Pietro da Cortona o Gregorio Paolini nella Sala Ovale, Richard Serra (da solo) o Yan Pei Ming, Maria Lai (sola anche lei) o Yinka Shonibare si trovano dunque a colloquiare in un qualche modo con i lontani «cugini» o con gli ambienti del Palazzo.