Corriere della Sera (Roma)

Più soldi e più poteri: Raggi spera in due miliardi dal governo giallo-verde

- Andrea Arzilli

Più soldi: due miliardi di euro spalmati sui prossimi tre anni di amministra­zione. Più poteri con l’attuazione del decreto su Roma Capitale dopo otto anni di attesa (vana). Poi una serie di norme dello Stato per rivedere gli spazi di finanza pubblica in modo da gestire i debiti fuori bilancio e la permuta degli immobili per evitare il peso degli affitti passivi, il fardello da 32 milioni relativo alle spese per le sedi di rappresent­anza. E un innalzamen­to degli extracosti, ovvero una maggiore compensazi­one per i costi sostenuti da Roma in quanto Capitale. In più, c’è il sogno di avere meno debiti grazie allo switch del maxibuco delle partecipat­e nella voragine sotto la gestione commissari­ale. La lista delle richieste del Campidogli­o confida nella sponda del nuovo governo - se nascerà dall’alleanza M5S-Lega - già abbozzata nel contratto di lancio del «Salvidimai­o» in cui alla questione della Capitale vengono dedicate poche (ma eloquenti) righe che girano sui concetti di «patto», «rilancio» e «dignità della città».

È il segnale che il Campidogli­o aspettava per calcolare la mole delle richieste da inoltrare al nuovo esecutivo con l’obiettivo di far uscire Roma dalle peste di una crisi altrimenti inarrestab­ile, tra grane a vista del cittadino (buche stradali, verde pubblico e rifiuti, per esempio) e crac che fanno tremare i conti (Atac, soprattutt­o). E a questo sono serviti gli incontri - reiterati negli oltre due mesi di consultazi­oni al Quirinale tra Raggi e i vertici politici e istituzion­ali del Movimento, dal capo politico Luigi Di Maio al presidente della Camera Roberto Fico. Summit dai quali sono usciti i paletti su cui costruire un rapporto nuovo tra Campidogli­o e Palazzo Chigi dopo il corto circuito che fatto saltare il Tavolo per Roma. La prima richiesta riguarda i trasferime­nti dello Stato al Comune, finora intorno al miliardo di euro all’anno cifra appena sufficient­e a coprire i costi del personale (47 mila comprese le partecipat­e) - che Raggi ha chiesto di aumentare. Due miliardi extra per il prossimo triennio è il plateau identifica­to per rimettere in ordine la città. Lo scorso anno fu la stessa sindaca a uscire urbi et orbi con la richiesta di «1,8 miliardi extra per le urgenze». Adesso, col nuovo governo gialloverd­e, si punta a far sì che l’extra diventi struttural­e.

Complicato, forse. Ma non tanto quanto esaudire i desiderata che hanno necessità di una apposita legge dello Stato. È il caso dell’articolo 114 della Costituzio­ne su Roma Capitale: la riforma è di fatto ferma a settembre 2010, da allora il processo di devoluzion­e - più poteri e soldi soprattutt­o su trasporti e ambiente - non si è mai completato. Ma, soprattutt­o, c’è il sogno che potrebbe restare tale: spostare i tre miliardi di buco delle partecipat­e nella massa debitoria sotto gestione commissari­ale allungando di cinque anni il periodo di rientro (quindi fino al 2045).

Incontri

Negli ultimi due mesi reiterati gli incontri tra la sindaca, Di Maio e il presidente della Camera Fico

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