Casa delle donne Polemiche e caos in Campidoglio
Mozione conferma lo sfratto alle associazioni
Bagarre in aula Giulio Cesare per la mozione - prima firma della consigliera Gemma Guerrini - che chiede di «riallineare» l’attività della Casa internazionale delle donne alle mutate esigenze del Comune. Stando alla relazione allegata, il progetto avrebbe bucato molti obiettivi. Strali dalle opposizioni, con il capogruppo dem, Giulio Pelonzi, pronto a chiedere l’annullamento del voto: «Si è svolto in un clima di tale caos da non consentire agli eletti di formarsi un’opinione». Nel frattempo, le associazioni si preparano alla mobilitazione e meditano azioni legali. Guerrini, contestata, replica: «Il progetto aveva senso 30 anni fa, ora è preistoria. È stato rimodulato in base alle esigenze del Campidoglio».
Bagarre martedì in assemblea capitolina mentre la presidente della commissione delle Elette, Gemma Guerrini, illustra la mozione sulla Casa internazionale delle donne: un atto politico che impegna sindaca e giunta a «riallineare e promuovere il progetto alle moderne esigenze dell’amministrazione e della cittadinanza». Al di là dell’emiciclo va in scena la protesta delle rappresentanti dello spazio di via della Lungara: «Vergogna, vergogna», le urla che scandiscono la seduta fino a sera, al punto da indurre le opposizioni a chiedere la sospensione dei lavori.
Si trascina da mesi, non senza difficoltà, il confronto tra il Comune e il Consorzio di associazioni attive negli spazi dell’ex convento del Buon Pastore a Trastevere. Nell’ottica di adeguare al valore di mercato i canoni degli immobili comunali assegnati al terzo settore, iter già avviato dalla giunta Marino, Palazzo Senatorio chiede il conto: dai calcoli del dipartimento Patrimonio la morosità supererebbe
La protesta Alcune rappresentanti delle associazioni della Casa internazionale delle donne: rabbia in Campidoglio gli 800 mila euro. Se non fosse che la presidente della Casa, Francesca Koch, ritiene la stima inattendibile: «Andrebbe dimezzata, considerati i crediti che anche noi vantiamo verso il Comune».
Quanto al dialogo con il M5S, la portavoce dello spazio che da oltre 30 anni è un punto di riferimento per la cultura femminile, ricorda: «Il dialogo con le assessore (Rosalba Castiglione alla Casa e Laura Baldassarre al Sociale) si è interrotto a gennaio. Da 4 mesi sono sparite dal radar, nonostante avessimo presentato una memoria con un piano di rientro dal debito, la richiesta di proroga della convenzione per rateizzare i pagamenti e l’applicazione del canone gratuito prevista per le associazioni del terzo settore».
Lunedì una delegazione di donne incontrerà le referenti dell’esecutivo 5 Stelle (oltre a Baldassarre e Castiglione anche Flavia Marzano, assessora alla Roma semplice): «Ci auguriamo che si trovi un accordo — insiste Koch — altrimenti si aprirà una ferita irreparabile nella città. Se il Comune non ci ascolterà ricorreremo alle vie legali e mobiliteremo le forze che finora ci hanno sostenuto».
La mozione della discordia plana in un’aula incandescente non solo per le contestazioni che si levano dalla platea. Racconta il capogruppo dem, Giulio Pelonzi: «Dopo aver mostrato segnali di apertura, in una delle capigruppo il presidente Marcello De Vito ha cambiato atteggiamento... Deve essergli arrivato l’input di serrare le fila». Eppure la sindaca aveva chiesto a Guerrini di fare un passo indietro (malgrado la strigliata non si è ancora dimessa da vice presidente della commissione Cultura) per le frasi sulla rassegna di cinema in piazza San Cosimato, bollata come «feticismo». Tra i corridoi del Palazzo si vocifera che abbia prevalso la linea della consigliera perché, dopo la rottura con la dissidente Cristina Grancio (passata al gruppo misto), i pentastellati non possono permettersi altre defezioni. Ma dal Campidoglio assicurano: «Dalla relazione è emerso che alcuni degli obiettivi del Progetto casa internazionale delle donne non sono stati raggiunti, per questo serve un rilancio. Non c’è stata alcuna inversione nell’ordine dei lavori, prima dell’incontro di lunedì bisognava formalizzare l’atto».