L’agente Polfer che perseguita i disoccupati
Il 27 marzo 2014 cinque disoccupati che gravitano per abitudine attorno alla stazione Termini vengono rinchiusi in una cella di sicurezza, dopo essere stati privati dei documenti. Contro di loro non c’è alcuna accusa, solo il capriccio di un agente che si crede al di sopra della legge che dovrebbe rappresentare.
Nasce così l’inchiesta che ha portato a giudizio F.B., della Polfer di Roma, accusato di sequestro di persona, concussione, falso, calunnia, omissione di atti d’ufficio e soppressione di documenti. La gip Tamara De Amicis, accogliendo le richieste della pm Claudia Terracina, ha fissato la prossima udienza al 27 novembre.
Gli approfondimenti svolti dalla stessa polizia, attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali, hanno permesso di ricostruire una lunga serie di episodi. Le vittime? Poveri avventori della stazione o piccoli pesci della criminalità urbana contro i quali F.B. si accanisce. Attraverso la sua apparente efficienza accresce la propria autorità e cumula incarichi. Viene spedito in un hotel della zona da dove arriva una denuncia di furto e lui, per evitare pubblicità negativa ai proprietari, la disinnesca distruggendola.
Il 12 dicembre 2016 l’agente rinchiude in cella un altro ragazzo che, semplicemente, si aggira per la stazione senza una meta. Ostile verso chi non ha un vero status, arriva a fabbricare prove contro di lui sostenendo che infastidisce i passanti con l’elemosina e che, allontanato, torna alla carica. Nè l’elemosina nè lo stazionamento nell’area dei treni sono veri, F.B. li ha inventati nella relazione di servizio per disporre come meglio crede del ragazzo. Ama rovistare fra le pieghe delle difficoltà esistenziali delle vittime per piegarne la resistenza, come si ricava dalla loro costituzione di parte civile affidata agli avvocati Pia Iacutone e Luca La Marca.
In un caso il poliziotto ferma una rom e, agitando lo spettro del foglio di via, si fa dare tutti i soldi che ha. Architetta l’accusa di furto (un portafogli mai rubato) nei confronti di un altro habitué di Termini. Distrugge il verbale di un commerciante rapinato per favorire il sospettato. Non è il primo ad abusare del proprio potere all’interno di uno scalo popoloso come quello romano. Nel 2014 quattro agenti Polfer furono condannati per stupro: avevano costretto alcune romene che si prostituivano a rapporti sessuali con loro. Nel 2010 la procura di Roma fece arrestare (corruzione) un agente Polfer che favoriva un giro di spaccio di cocaina all’interno della stazione.
I falsi Tra le accuse anche falsi verbali