La Asl: «Corsi di autodifesa»
Pronto per essere attuato alla Asl/1 il progetto per gestire le situazioni più spinose e disinnescarle
Sovraffollamento, poche informazioni: spesso per questi motivi scoppiano liti verbali che diventano aggressioni contro medici e infermieri. Per questo la Asl Roma 1 sta preparando corsi di autodifesa per il personale.
San Giovanni, Tivoli, Sant’Andrea e così di seguito nei reparti di prima linea. «Ogni giorno riceviamo segnalazioni di fatti anche non eclatanti, sintomi di un disagio diffuso», racconta Fabrizio D’Alba, direttore generale del San Camillo. La presenza della Polizia certo rappresenta un forte deterrente prima che la situazione possa degenerare: «Però molto si deve fare - osserva il manager - mettendosi dalla parte dei malati che hanno bisogno di maggiori informazioni, dialogo, accoglienza e sensibilità. Le strutture sono in difficoltà nel dare queste risposte».
A scatenare reazioni violente contro camici bianchi e infermieri sono soprattutto il prolungarsi dei tempi di attesa e non ricevere notizie. Al San Camillo verranno installati schermi nell’accettazione del pronto soccorso per aggiornare il cittadino su cosa sta succedendo dietro la porta delle visite. Un altro problema è che mancano luoghi adeguati per il colloquio e questo non favorisce l’atteggiamento benevolo dei parenti.
Flori De Grassi è a capo della Roma 2, Asl rovente a SudEst della città, quella dei Casamonica, che fanno riferimento al Sant’Eugenio. Le rapine sono all’ordine del giorno, nel mirino i poliambulatori di Casal Fabrizio D’Alba Terapia intensiva Anche nei reparti di rianimazione a volte c’è tensione tra personale e parenti dei malati
I malati hanno bisogno di più notizie, sensibilità e dialogo
Bertone (dove hanno estratto dal muro la cassaforte), San Basilio e Casal Bruciato. «Gli operatori sono terrorizzati - spiega il direttore generale -. È un territorio difficile, stiamo facendo l’analisi degli episodi per individuare le cause scatenanti. La presenza di polizia è fondamentale. È un brutto momento. Ci attaccano per pochi soldi, pensi che nell’ultima rapina hanno portato via 60 euro». Al San Giovanni stanno per partire corsi di formazione con medici e infermieri per prepararli a gestire le situazioni più a rischio. Un mese e mezzo fa una dottoressa del pronto soccorso si è vista puntare un coltello al collo dal
fidanzato di una donna. Al direttore dell’azienda ospedaliera, Ilde Coiro, piacerebbe ripetere il progetto finanziato dalla Regione: un programma di accoglienza con ragazzi del servizi civile.
La Asl Roma 1 sta preparando un corso di autodifesa personale: tecniche per gestire le situazioni spinose e disinnescarle. Offerte simili sono già partite a Lecce, Belluno e Pavia.
Pierluigi Bartoletti, segretario della Federazione dei medici di famiglia del Lazio (Fimmg), chiarisce: «Sono corsi che insegnano a sottrarsi alle minacce e il paziente, che è sempre la parte debole del sistema, a non attaccare. Il colpo parte solo nel caso ci si debba divincolare e fuggire». Metodi israeliani, tipo il «Krav Maga»: l’obiettivo è neutralizzare la persona usando toni e gesti giusti, imparando a anticipare le mosse dei male intenzionati.
Gli ospedali non sono luoghi capaci di trasmettere serenità. Spazi ristretti, poca luce, gente che entra ed esce senza guardare chi aspetta. Antonio Magi, prima di diventare presidente dell’Ordine medici di Roma, ha coordinato un distretto della Asl Roma 1: «La buona comunicazione funziona quanto gli agenti di polizia. È necessario sempre parlare in modo semplice, tenersi preferibilmente a lato della persona e non farsi trovare da soli. La società è cambiata, teniamone conto».
Sant’Eugenio «Qui gli operatori sono terrorizzati, ci attaccano per pochi soldi»
San Giovanni
Il fidanzato di una paziente ha puntato il coltello al collo di una dottoressa