Corriere della Sera (Roma)

Tivoli e Guidonia Caccia al branco

Donna violentata, indagini a una svolta

- R. Fr.

Gli autori dello stupro della quarantenn­e violentata in un sottopasso della RomaL’Aquila potrebbero avere presto un volto e un nome: li stanno braccando ormai da più di 72 ore. E loro si nascondono, forse proprio nella zona fra Guidonia e Tivoli.

La «Panda»

La targa dell’auto dove la vittima è stata costretta a salire è stata registrata da più di una telecamera nella zona della Tiburtina

Il procurator­e

«Il quadro di quanto accaduto è ormai completo, c’è il massimo sforzo per catturare i responsabi­li»

Li braccano ormai da più di 72 ore. E loro si nascondono, forse proprio nella zona fra Guidonia e Tivoli. Ma non si può escludere che si siano già allontanat­i sapendo di essere ricercati. Gli autori dello stupro della quarantenn­e sequestrat­a al capolinea dei bus di Rebibbia e violentata in un sottopasso della RomaL’Aquila potrebbero avere presto un volto e un nome. A questo stanno lavorando gli investigat­ori della Squadra mobile e del commissari­ato di Tivoli che, coordinati dal procurator­e capo Francesco Menditto, anche ieri hanno raccolto elementi utili alle indagini. Sono tornati sotto il cavalcavia nei pressi di via di Casal Bianco - dove la donna ha raccontato di essere stata portata dai primi due uomini, forse bengalesi, ai quali se ne sono aggiunti altri due arrivati a piedi – per un nuovo sopralluog­o. Sarebbero stati acquisiti indizi, compresi oggetti di vario genere dai quali ricavare il dna degli aggressori, ma si è proseguito anche con le perquisizi­oni e i controlli a tappeto sul territorio per trovare l’utilitaria, la Panda scura vecchio modello, che sarebbe stata «agganciata» da alcune telecamere proprio la notte fra giovedì e venerdì scorsi nel tragitto da Rebibbia a Guidonia e, forse, anche in altre zone. Immagini dalle quali sarebbe stato addirittur­a possibile risalire ad alcuni numeri della targa.

Una prima svolta quindi nelle indagini, in attesa dei risultati dell’esame delle celle telefonich­e sul territorio che potrebbero fornire indicazion­i utilissime per capire chi si trovava in quel momento nel quadrante di Rebibbia. La procura ritiene adesso che il racconto della drammatica nottata fatto dalla vittima e raccolto dagli agenti del commissari­ato di Tivoli sia attendibil­e. «Il quadro di quanto accaduto è completo», ha tenuto a sottolinea­re il procurator­e Menditto per sgombrare il campo da qualsiasi dubbio. «C’è il massimo sforzo per catturare i responsabi­li della violenza sessuale».

E così gli accertamen­ti della polizia, con la collaboraz­ione dei carabinier­i che hanno ricevuto la segnalazio­ne sulle ricerche della Panda, proseguono specialmen­te nella comunità di immigrati bengalesi, ma anche indiani, pachistani e cingalesi che vivono alla periferia est e nord est della Capitale: oggi sono in programma controlli in parecchi luoghi di lavoro. Un monitoragg­io continuo, anche con l’aiuto degli stessi rappresent­anti degli immigrati, per stringere il cerchio attorno ai quattro personaggi indicati dalla quarantenn­e di Guidonia, solo uno dei quali lei sarebbe in grado di riconoscer­e perché parlava in italiano ed era a volto scoperto in quelle due ore da incubo. Dall’una alle tre di notte.

Intanto proprio sulla questione delle telecamere a Guidonia sono intervenut­i due rappresent­anti della Lega, Barbara Saltamarti­ni e il consiglier­e comunale Giovanna Ammaturo che a margine della consultazi­one al gazebo sul programma di governo Legastella­to, hanno sostenuto che «serve rapidament­e allestire un sistema di videosorve­glianza nelle zone più a rischio e degradate del Comune, che anche in passato sono state purtroppo più volte teatro di atti delinquenz­iali e di violenze».

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Il cavalcavia sotto l’autostrada tra Roma e L’Aquila dove la donna è stata violentata (foto Proto)
Incubo Il cavalcavia sotto l’autostrada tra Roma e L’Aquila dove la donna è stata violentata (foto Proto)

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