Mieli, Amendola e il comunismo
Lo storico e l’attore dialogano su un fondamentale capitolo del Novecento
Un’accoppiata inedita e stimolante: un grande giornalista, storico, divulgatore culturale televisivo, Paolo Mieli, e un attore di forte impatto popolare però pronto ad accettare scommesse raffinate, Claudio Amendola. Si incontreranno oggi, alle 18 alla Feltrinelli in Galleria Alberto Sordi per la presentazione dell’ultimo libro di Mieli, La storia del comunismo in 50 ritratti.
Paolo Mieli e Claudio Amendola dialogano su un importante capitolo del XX secolo
Il libro, edito da Centauria, è illustrato da Ivan Canu. È stato Mieli a voler dialogare con Amendola, che da giovedì sarà nelle sale protagonista del film Hotel Gagarin di Simone Spada, ambientato in un’Armenia in cui il post-comunismo permea la vita quotidiana. Ecco una anticipazione di cosa si diranno.
Amendola Mi sono chiesto perché Paolo Mieli abbia scelto me per parlare del suo libro…
Mieli Ho sfogliato i giornali dell’ultimo anno e le uniche due persone che abbiano parlato di comunismo e di valori con intelligenza, tenendo presente i sentimenti, sono state Claudio Amendola e Moni Ovadia, con cui dialogherò a Milano. Dopo il 4 marzo, il Pd e Liberi e Uguali sono diventati afasici. Claudio invece sa parlare di comunismo smuovendo i sentimenti e chiedendosi perché molti elettori abbiano abbandonato il Pd dirottandosi anche sulla Lega. Interrogativo legittimo, che ha scatenato critiche incredibili… In quanto al libro, dirò che le bellissime opere grafiche di Ivan Canu sapranno coinvolgere i più giovani. A loro dico: comprate il libro, studiate i ritratti di Ivan: e poi, solo se vi va, leggete…
A Il libro di Paolo apre un armadio della memoria che spesso si tende a chiudere nel nome della dottrina… Io sono stato indottrinato da bambino. Mia madre, l’attrice Rita Savagnone, era una fervente attivista comunista. Sua madre, mia nonna, riequilibrava mandandomi al catechismo. Il comunismo che vedevo con gli occhi di mamma era il meraviglioso mondo ideale. Ma nel 1974, avevo 10 anni, ci portò in viaggio dalla ex Jugoslavia fino in Romania, a Varna sul Mar Nero, al Club Méditerranée. Vedemmo negozi vuoti, ospedali impraticabili, povertà. Tornati, proclamò: di questa storia non si parlerà più! Il libro di Paolo racconta tutti personaggi burberi, litigiosi. Tranne i comunisti sudamericani, che sono diversi. Perché?
M Perché, in occidente, i leader comunisti sono arrivati al potere dopo infinite peregrinazioni e divisioni. Tutto questo ha trasformato lo spirito originario del comunismo e le stesse coscienze, le identità interiore. Ho sempre stabilito una divisione tra il comunismo delle intenzioni e il comunismo delle realizzazioni. Chi ha avuto solo le intenzioni è rimasto ‘puro’, lontano dal tasto dolente delle realizzazioni. Claudio si è fermato alle intenzioni, è uno dei pochi attori italiani a non aver mai accettato incarichi di qualsiasi tipo. Non farò nomi, ma sono tanti…
A Di proposte ne ho avute molte. Anche trasversalmente. Quando ho proposto un’analisi del quadro politico, mi sono ritrovato di volta in volta ‘vicino’ al M5S o alla Lega. Il libro di Paolo mi fa ritrovare un filo storico che mi appartiene, per comprendere il perché della storica capacità della sinistra di spaccarsi, dev’esserci un genoma sbagliato… Come sempre succede quando finiscono esperienze personali importanti, del comunismo mi mancano le cose belle: la partecipazione, lo scambio, la fraternità, parola politicamente difficile perché affine alla religione: ma ho sempre pensato che alla base del comunismo ci siano i principi di Gesù Cristo…
M Mi ha incuriosito l’avventura di Claudio con questo suo nuovo film, il titolo ‘Hotel Gagarin’ è per me fortemente evocativo. Credo che Claudio sia riuscito a mantenere un forte tratto identitario ma nello stesso tempo chiedendosi perché la base del Pd abbia scelto sia M5S che Lega. Coincidenze che mi hanno portato a lui. Forse, cinquant’anni fa, avrei chiesto con deferenza di presentare il libro a… Giorgio Amendola.
A Da ragazzo mi sono spesso vantato di una possibile, lontana parentela giocando sul comune ceppo salernitano, per me era un grande dirigente politico, una figura spartiacque. Ma ricordo ancora quando Enrico Berlinguer venne a casa: mamma lo attendeva come il Papa. Una curiosità: perché nel libro non ci sono donne comuniste italiane? Nemmeno Nilde Iotti….
M Nilde Iotti è una grande donna politica. Ma resta la compagna di Togliatti. Altre protagoniste, penso a Golda Meir o a Margaret Thatcher, non erano le mogli di nessuno. Se mai dovessi inserire una comunista italiana, in una ipotetica nuova edizione del libro con 100 ritratti, sceglierei Rossana Rossanda….