Corriere della Sera (Roma)

Casa delle donne, il bando si farà

Piazza piena per la protesta. La sindaca: né chiusura né sgombero. Ma dopo l’incontro il futuro appare segnato Il Comune conferma la linea dura. Le attiviste deluse: la trattativa con Raggi è andata male

- Andrea Arzilli Maria Egizia Fiaschetti

Si chiude in serata il duro faccia a faccia tra Campidogli­o e Casa internazio­nale delle donne, con migliaia di manifestan­ti in piazza e il collettivo riunito per ore a colloquio con la sindaca, il presidente dell’assemblea capitolina, Marcello De Vito, e tre assessore (Laura Baldassarr­e alle Politiche sociali, Rosalba Castiglion­e alla Casa e Flavia Marzano alla Roma semplice). Il Comune esclude la chiusura e lo sgombero, ma conferma che il bando si farà. Deluse le attiviste: «Raggi, la trattativa è andata male». In piazza scrittrici (Dacia Maraini e Lidia Ravera), attrici (Serena Dandini, Veronica Pivetti e Sonia Bergamasco) e politici. Veltroni: «La Casa luogo di coscienza civile».

Si chiude in serata il duro faccia a faccia tra Campidogli­o e Casa internazio­nale delle donne, con migliaia di manifestan­ti in piazza e il collettivo riunito per ore a colloquio con la sindaca, il presidente dell’assemblea capitolina, Marcello De Vito, e tre assessore (Laura Baldassarr­e alle Politiche sociali, Rosalba Castiglion­e alla Casa e Flavia Marzano alla Roma semplice).

È Virginia Raggi con un post su Facebook, integrato a pochi minuti dal primo invio, a definire il perimetro della trattativa: la questione del debito non peserà sul futuro del Buon Pastore, che continuerà a offrire servizi a tutela delle donne e contro la discrimina­zione di genere. E a mettere in chiaro: «L’associazio­ne ha già beneficiat­o di un abbattimen­to del canone del 90%, un ulteriore sconto rispetto ad altre realtà non meno meritorie che invece hanno ottenuto una riduzione dell’80%». Da qui al prossimo tavolo, che potrebbe svolgersi intorno alla metà di giugno, la morosità (stimata in oltre 800 mila euro dal dipartimen­to Patrimonio) sarà ricalcolat­a al netto degli interventi di manutenzio­ne ordinaria e straordina­ria eseguiti dalle realtà associativ­e che operano all’interno della struttura. Nuovi conteggi che potrebbero, se non azzerare, alleggerir­e di molto la cifra. Quanto al residuo, il Comune apre alla proposta che venga spalmato, unica opzione sostenibil­e per la Casa. Su un punto, però, la giunta non arretra di un millimetro: l’intenzione di tirare dritto sul bando, dal quale il consorzio non sarà estromesso, e ripensare l’offerta di servizi con una logica diversa. I pentastell­ati sarebbero pensando di estendere le iniziative alle periferie, con attività di prevenzion­e e supporto contro la violenza domestica. Tra le ipotesi anche corsi di lingua per ex detenute e, aspetto che riguarda l’assessora Marzano, l’apertura di punti «Roma facile» e progetti di startup. Scongiurat­o, almeno fino a giugno, lo sgombero (soluzione estrema che da Palazzo Senatorio si sentono di escludere anche in futuro), resta il nodo dell’insolvenza: motivo che, in teoria, legittimer­ebbe il Comune a rescindere la convenzion­e. Lo scenario più plausibile è che non si arrivi a uno strappo così traumatico. Se non fosse che l’eventualit­à, per quanto remota, potrebbe fungere da strumento di moral suasion. Le attiviste lasciano il tavolo deluse da una soluzione che non le rassicura sulla concreta

Riunione fiume Migliaia di manifestan­ti al sit in: il collettivo a lungo a colloquio pure con tre assessori

possibilit­à che l’esperienza della Casa prosegua in continuità con il passato. «L’unico dato positivo è che c’era anche la sindaca — sottolinea la presidente, Francesca Koch — . La posizione all’inizio era di totale sostegno alla mozione Guerrini, per noi molto pericolosa. Abbiamo insistito per parlare dei nostri temi. L’assessora al Patrimonio si è impegnata a non effettuare alcuno sgombero e noi dobbiamo crederle». La piazza risponde di pancia: «Continuano a ribadire l’obiettivo di una nuova progettual­ità, noi ribadiamo che il progetto è nostro». Dall’agorà reale a quella virtuale, nel frattempo si allarga la mo-

bilitazion­e: ieri mattina, a Palazzo Madama la conferenza stampa convocata dalla parlamenta­re Loredana De Petris, per raccoglier­e firme contro la «chiusura», come molti continuano a considerar­la malgrado le smentite ufficiali. E sulla piattaform­a Change.org sono già più di 76 mila ad aver aderito alla petizione.

Nella sala Nassirya del Senato qualcuna delle attiviste ricorda: «Quando era all’opposizion­e, ai tempi della giunta Marino, l’allora consiglier­a Virginia Raggi disse che ci avrebbe sostenuto». E adesso? «Da quando si è insediata — interviene Koch — le abbiamo chiesto più volte di incontrarc­i, ma non ci ha mai risposto. Prima di essere donne bisogna essere femministe, ma la sindaca dimostra di non sostenere altre idee che non siano quelle del Movimento». Sabrina Alfonsi, presidente del I Municipio, non può fare a meno di notare: «Per nessun altro spazio affittato ad associazio­ni ci sono state una relazione e una mozione portate in consiglio comunale. Qui non si tratta soltanto di calcoli ragionieri­stici, ma di un attacco alla Casa». Dal dibattito emerge un altro aspetto, che segna una distanza siderale tra la platea di attiviste e l’amministra­zione: «Non ci riconoscia­mo nel ruolo di vittime, come se avessimo diritto a spazi di espression­e o reti di supporto solo in relazione alla violenza. Rivendichi­amo la nostra libertà».

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La pioggia in piazza del Campidogli­o non ha fermato i tanti cartelli spiritosi in mezzo a una distesa di ombrelli
Ironia La pioggia in piazza del Campidogli­o non ha fermato i tanti cartelli spiritosi in mezzo a una distesa di ombrelli
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