Casa delle donne, il bando si farà
Piazza piena per la protesta. La sindaca: né chiusura né sgombero. Ma dopo l’incontro il futuro appare segnato Il Comune conferma la linea dura. Le attiviste deluse: la trattativa con Raggi è andata male
Si chiude in serata il duro faccia a faccia tra Campidoglio e Casa internazionale delle donne, con migliaia di manifestanti in piazza e il collettivo riunito per ore a colloquio con la sindaca, il presidente dell’assemblea capitolina, Marcello De Vito, e tre assessore (Laura Baldassarre alle Politiche sociali, Rosalba Castiglione alla Casa e Flavia Marzano alla Roma semplice). Il Comune esclude la chiusura e lo sgombero, ma conferma che il bando si farà. Deluse le attiviste: «Raggi, la trattativa è andata male». In piazza scrittrici (Dacia Maraini e Lidia Ravera), attrici (Serena Dandini, Veronica Pivetti e Sonia Bergamasco) e politici. Veltroni: «La Casa luogo di coscienza civile».
Si chiude in serata il duro faccia a faccia tra Campidoglio e Casa internazionale delle donne, con migliaia di manifestanti in piazza e il collettivo riunito per ore a colloquio con la sindaca, il presidente dell’assemblea capitolina, Marcello De Vito, e tre assessore (Laura Baldassarre alle Politiche sociali, Rosalba Castiglione alla Casa e Flavia Marzano alla Roma semplice).
È Virginia Raggi con un post su Facebook, integrato a pochi minuti dal primo invio, a definire il perimetro della trattativa: la questione del debito non peserà sul futuro del Buon Pastore, che continuerà a offrire servizi a tutela delle donne e contro la discriminazione di genere. E a mettere in chiaro: «L’associazione ha già beneficiato di un abbattimento del canone del 90%, un ulteriore sconto rispetto ad altre realtà non meno meritorie che invece hanno ottenuto una riduzione dell’80%». Da qui al prossimo tavolo, che potrebbe svolgersi intorno alla metà di giugno, la morosità (stimata in oltre 800 mila euro dal dipartimento Patrimonio) sarà ricalcolata al netto degli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria eseguiti dalle realtà associative che operano all’interno della struttura. Nuovi conteggi che potrebbero, se non azzerare, alleggerire di molto la cifra. Quanto al residuo, il Comune apre alla proposta che venga spalmato, unica opzione sostenibile per la Casa. Su un punto, però, la giunta non arretra di un millimetro: l’intenzione di tirare dritto sul bando, dal quale il consorzio non sarà estromesso, e ripensare l’offerta di servizi con una logica diversa. I pentastellati sarebbero pensando di estendere le iniziative alle periferie, con attività di prevenzione e supporto contro la violenza domestica. Tra le ipotesi anche corsi di lingua per ex detenute e, aspetto che riguarda l’assessora Marzano, l’apertura di punti «Roma facile» e progetti di startup. Scongiurato, almeno fino a giugno, lo sgombero (soluzione estrema che da Palazzo Senatorio si sentono di escludere anche in futuro), resta il nodo dell’insolvenza: motivo che, in teoria, legittimerebbe il Comune a rescindere la convenzione. Lo scenario più plausibile è che non si arrivi a uno strappo così traumatico. Se non fosse che l’eventualità, per quanto remota, potrebbe fungere da strumento di moral suasion. Le attiviste lasciano il tavolo deluse da una soluzione che non le rassicura sulla concreta
Riunione fiume Migliaia di manifestanti al sit in: il collettivo a lungo a colloquio pure con tre assessori
possibilità che l’esperienza della Casa prosegua in continuità con il passato. «L’unico dato positivo è che c’era anche la sindaca — sottolinea la presidente, Francesca Koch — . La posizione all’inizio era di totale sostegno alla mozione Guerrini, per noi molto pericolosa. Abbiamo insistito per parlare dei nostri temi. L’assessora al Patrimonio si è impegnata a non effettuare alcuno sgombero e noi dobbiamo crederle». La piazza risponde di pancia: «Continuano a ribadire l’obiettivo di una nuova progettualità, noi ribadiamo che il progetto è nostro». Dall’agorà reale a quella virtuale, nel frattempo si allarga la mo-
bilitazione: ieri mattina, a Palazzo Madama la conferenza stampa convocata dalla parlamentare Loredana De Petris, per raccogliere firme contro la «chiusura», come molti continuano a considerarla malgrado le smentite ufficiali. E sulla piattaforma Change.org sono già più di 76 mila ad aver aderito alla petizione.
Nella sala Nassirya del Senato qualcuna delle attiviste ricorda: «Quando era all’opposizione, ai tempi della giunta Marino, l’allora consigliera Virginia Raggi disse che ci avrebbe sostenuto». E adesso? «Da quando si è insediata — interviene Koch — le abbiamo chiesto più volte di incontrarci, ma non ci ha mai risposto. Prima di essere donne bisogna essere femministe, ma la sindaca dimostra di non sostenere altre idee che non siano quelle del Movimento». Sabrina Alfonsi, presidente del I Municipio, non può fare a meno di notare: «Per nessun altro spazio affittato ad associazioni ci sono state una relazione e una mozione portate in consiglio comunale. Qui non si tratta soltanto di calcoli ragionieristici, ma di un attacco alla Casa». Dal dibattito emerge un altro aspetto, che segna una distanza siderale tra la platea di attiviste e l’amministrazione: «Non ci riconosciamo nel ruolo di vittime, come se avessimo diritto a spazi di espressione o reti di supporto solo in relazione alla violenza. Rivendichiamo la nostra libertà».