Corriere della Sera (Roma)

SALVARE PALAZZO NARDINI

- Di Giuseppe Pullara

Èstato sede del governo papalino per centinaia d’anni, poi di uffici giudiziari e prefettizi fino all’ultimo dopoguerra. Dal 1976, con un blitz delle femministe, divenne la Casa delle Donne: il simbolo di un’epoca. Palazzo Nardini, costruito nel Quattrocen­to a due passi da piazza Navona, oscilla tra abbandono e rinascita con costosi restauri pagati dalle casse pubbliche (Regione e MiBac). È un bene storicocul­turale della città e dovrebbe essere utilizzato in quanto tale. Un’ipotesi lo indica come sede unitaria della Biblioteca di Archeologi­a e di Storia dell’Arte. Ma la prospettiv­a è ben diversa: un hotel di lusso con annesso garage. La Regione, che una quindicina d’anni fa l’ha comprato dalla Asl, lo ha consegnato ad una spa del ministero delle Finanze (Invimit) per fare cassa. Un misterioso acquirente avrebbe già avviato l’operazione. È possibile fermare lo scempio? Il mese scorso la Sovrintend­enza speciale di Roma ha rinnovato un vincolo specifican­do l’«inalienabi­lità» dell’edificio (Invimit ha fatto ricorso). E ieri in un convegno all’Istituto statale per il Medioevo è stato lanciato un forte appello per la salvaguard­ia di Palazzo Nardini, affinché rimanga destinato all’uso pubblico e culturale che merita. Il Campidogli­o potrebbe raccoglier­e questo richiamo schierando­si finalmente con chi pensa che a via del Governo Vecchio si può alzare una barriera contro il degrado della Capitale.

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