L’Atac affossa il bilancio di Roma
I debiti costringono il Comune ad accantonare mezzo miliardo, sottratti alla spesa per la città
Due parole che pesano un miliardo. Ieri l’Aula (maggioranza M5S, Raggi compresa) ha votato la modifica alla delibera sul concordato Atac nella parte relativa alla partita debiti-crediti tra Comune e azienda (quasi 500 milioni). Su indicazione del tribunale fallimentare scompare il «pari passu» rispetto ai chirografari: il rientro del maxi credito del Comune viene così postergato niente di meno che al 2036.
Ma la mossa, dice la Ragioneria, «riduce ancor più la probabilità, già minimale, di recupero dell’ingente massa creditoria» da parte del Campidoglio, costretto quindi alla spending review per trovare 500 milioni e poi a immobilizzare la cifra per i prossimi 18 anni. Di fatto, quindi, sottraendo un miliardo agli investimenti per la città.
Èla proiezione sul Campidoglio del piano di concordato Atac, partecipata sull’orlo del default ad una settimana dal termine fissato dal tribunale per la presentazione della documentazione rivista e corretta dopo i durissimi rilievi dei giudici.
Dopo il ricorso al Tar dell’Antitrust, anche l’Anac si è mossa chiedendo alla Procura la relazione sulla procedura. Il tutto proprio nel giorno in cui l’assessore alla Partecipate, Alessandro Gennaro, ufficializza la sua uscita dalla giunta per «motivi personali» lasciando le deleghe al titolare del Bilancio, Gianni Lemmetti. È proprio lui, esperto di concordato dai tempi di Livorno, che ha lavorato sulla modifica passata in Aula: per legge, dice pure il Segretariato, è necessario prima di tutto regolarizzare le posizioni dei chirografari, così è stata ratificata (astenuti Fassina e il Pd) la postergazione del credito con Atac a partire dal 2036. Il che ha fatto emergere, però, un problema per le casse (semivuote) del Comune: secondo gli Uffici, non essendo i 500 milioni esigibili viste le condizioni di Atac, il Comune dovrà accantonare la cifra sul suo bilancio tenendola costante fino al 2036, quando cioè potrebbero esserci i margini per iniziare a recuperare i soldi.
Dice la Ragioneria: «A tal fine ci si riserva di procedere ad ulteriori accantonamenti che produrranno come effetto una nuova compressione della capacità di spesa per investimenti». In sostanza, il Campidoglio dovrà recuperare 500 milioni in una maxi spending review e poi congelare la cifra ridimensionando gli investimenti sulla città. Tra trovare i soldi e accantonarli, la grana pesa 1 miliardo. Basta considerare che, nonostante le manovre «lacrime e sangue», nell’ultimo anno il Bilancio è riuscito a mettere da parte solo 250 milioni. Così il Comune dovrà stringere (ulteriormente) la cinghia su molte questioni relative alla vita della città, non ultima la manutenzione urbana per molti già molto deficitaria.