Il terziario vola, 10 mila imprese in più
Ricerca della Confcommercio. Borghi: serve meno burocrazia
Le imprese romane, all’86,3% appartenenti al terziario, che nella Capitale sono principalmente bar, pizzerie, ristoranti, negozi di abbigliamento, alberghi e tutti i servizi dai taxi alle banche (in pratica tutto ciò che non è pubblica amministrazione e industria) mostrano una sfiducia in crescita e gli investimenti in diminuzione. Lo dimostra l’indagine effettuata da Confcommercio. Borghi: «Pressione fiscale, burocrazia e abusivismo sono i maggiori ostacoli». L’assessore Commercio Cafarotti: «Al primo posto lotta all’abusivismo».
Sfiducia più alta e investimenti più bassi. Le imprese romane, all’86,3% appartenenti al settore terziario, che nella Capitale sono principalmente bar, pizzerie, ristoranti, negozi di abbigliamento, alberghi e tutti i servizi dai taxi alle banche (in pratica tutto ciò che non è pubblica amministrazione e industria) mostrano una sofferenza superiore alla media italiana.
«Pressione fiscale, burocrazia e abusivismo sono i maggiori ostacoli», ha ribadito piu volte ieri il commissario di Confcommercio, Renato Borghi, nel presentare la ricerca realizzata in collaborazione con Format Research relativa al primo trimestre del 2018 con il coinvolgimento di 700 imprese. «Un commerciante spende 238 ore l’anno per adempiere al rispetto delle norme fiscali a fronte della media europea di 161 ore».
Delle 269.66 imprese del terziario nel Lazio, ben 208.712 sono a Roma e corrispondono all’8% del totale italiano. E se gli addetti nella regione sono 1.244.059 (il 13,4% dell’Italia) a Roma lavorano 1.088.008 persone che corrispondono all’11.8% del nazionale. Nel 2017 tra nuove imprese iscritte e cessazioni il saldo è positivo: a Roma ci sono 10.078 aziende in più. Ma più in generale negli ultimi anni il saldo tra imprese nuove e quelle che hanno chiuso l’attività è peggiorato.
Borghi nel primo faccia a faccia con il neo assessore capitolino al Commercio, Carlo Cafarotti, è stato esplicito: «Vogliamo un tavolo permanente per trovare delle risposte, la nostra è una pretesa legittima». E con Confcommercio si è impegnato a ripetere la ricerca anche in futuro ogni tre mesi.
Per Cafarotti il primo impegno dell’amministrazione è mirato alla lotta all’abusivismo: «C’è determinazione, niente linee morbide, abbiamo grosse aspettative dalla Polizia locale guidata dal neo comandante Di Maggio». Nel sottolineare «l’attenzione verso i piccoli esercenti che rappresentano il settore rilevante», l’assessore si è impegnato per un tavolo «non solo con la Regione, ma anche nazionale appena avremo il Governo».
Intanto nella ricerca presentata la sfiducia dei commercianti romani è più alta di 4 punti percentuali rispetto a quella nazionale e il 65,8% dei commercianti è convito che nei prossimi 5 -10 anni l’Italia sarà un paese fortemente impoverito per chi intende fare impresa.
La paura per il futuro è ancor più evidente se si considera che solo il 33% delle imprese romane ha effettuato investimenti negli ultimi due anni e soltanto il 28,1% lo farà nei prossimi due. Anche l’accesso al credito è stato effettuato in prevalenza per la liquidità (59,7%) e meno per gli investimenti (18%). Borghi ha inoltre rivolto un appello alla Regione affinché ci sia «l’esenzione fiscale per le nuove imprese».