Corriere della Sera (Roma)

Le «bal» continua E cattura il pubblico

- di Franco Cordelli

Le bal. L’Italia che balla dal 1940 al 2001 di Giancarlo Farea in scena alla Sala Umberto nasce da Le bal, una creazione di JeanClaude Penchenat. Lo stesso Penchenat partecipò alla sceneggiat­ura che dette vita al film di Ettore Scola, Ballando ballando: un successo clamoroso. Ma Le bal è anche la matrice di un altro successo, Giancarlo Sepe lo mise in scena con il titolo E ballando…

ballando: uno spettacolo che si replicò per quattro o cinque stagioni. Lo spettacolo di Sepe era certamente più raffinato di quello di Fares, ma Le bal attuale ha il merito di un sapore popolare, che cattura il pubblico. Appena i sedici interpreti, dopo essersi presentati (come se entrassero in una sala da ballo, ancora vuota), cominciano a seguire la musica, gli spettatori entrano in scena, o in ballo essi stessi: battendo le mani, accompagna­ndo le canzoni. Non so citare i titoli di quelle del primo tempo, per altro tutte famosissim­e e travolgent­i. Poi troveremo Gloria Gaynor e i Pink Floyd, Mina e Gianni Morandi, Franco Battiato e Domenico Modugno. Le otto coppie in scena si formano in modo istintivo o casuale. Quel bel ragazzo che avvicina la giovane con un’accentuata peluria sulle labbra, quando se ne accorge, vorrebbe ritirarsi; ma poi vede quella fascia rossa che lei tiene sulla gamba destra e altro non vorrebbe che vederla meglio… Più tardi arriva la milizia fascista, gli uomini debbono partire per la guerra. E dopo ancora però torneranno. Sono gli stessi? Chi lo sa. Ma non importa. Il ballo continua, più frenetico e spensierat­o di prima.

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Un momento dello spettacolo alla Sala Umberto
Danzando Un momento dello spettacolo alla Sala Umberto

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