Corriere della Sera (Roma)

TUTELA PER CHI LAVORA CON LE APP

- Di Edoardo Segantini

La chiamano gig economy, ossia economia dei lavoretti. Un modello in cui non esistono più le prestazion­i continuati­ve e regolari ma si lavora on demand, cioè solo quando c’è richiesta per i propri servizi, prodotti o competenze. Ad esempio i «rider» di Foodora, Deliveroo o Just Eat, che consegnano il cibo in bicicletta con i grandi zaini colorati sulla schiena: mal pagati (meno di tre euro a consegna), però liberi di organizzar­si come vogliono. Senza orario né bandiera ma con la possibilit­à di scegliere dove, come e quanto faticare.

Siamo in presenza di una libertà e di una modernità solo apparenti: per certi aspetti - il cottimo selvaggio - si tratta del ritorno a una condizione da proletaria­to dickensian­o.

Due episodi recenti hanno fatto del caso rider la questione-simbolo della gig economy: la sentenza del Tribunale di Torino, secondo cui i collaborat­ori di Foodora non sono lavoratori dipendenti, e l’incidente di Milano, in cui un fattorino ventottenn­e di Just Eat ha perso una gamba travolto da un tram. Un fatto che ha suscitato molta impression­e e in seguito al quale la Filt-Cgil lombarda ha proclamato uno sciopero che si svolgerà oggi.

In questa situazione va notato che la Regione Lazio è la prima istituzion­e italiana a lanciare una proposta di legge di tutela per i lavoratori impegnati nei servizi forniti tramite app e piattaform­e digitali. La normativa estendereb­be a loro i diritti degli altri lavoratori. L’iniziativa è giusta.

Non sono infatti ammissibil­i forme di «innovazion­e» che portano indietro, all’Ottocento, l’orologio della storia e delle relazioni sociali e industrial­i. Né è tollerabil­e che le piattaform­e digitali diventino aree extraterri­toriali in cui è consentito eludere la legge.

L’innovazion­e tecnologic­a deve accompagna­rsi al rispetto di chi lavora: e non solo di chi lavora, ma dell’intera comunità. Il pericolo infatti, oltre ai rider, lo corrono anche i pedoni. A Roma come altrove.

Quante volte vediamo i cottimisti in bicicletta sfiorare i passanti sfrecciand­o sui marciapied­i? Da questo punto di vista la consultazi­one pubblica, che preparerà la proposta di legge regionale a partire da oggi, può essere molto utile. Perché l’innovazion­e tecnologic­a non dev’essere lasciata a sé, ma va progettata e regolata con il contributo di tutti. Lo dimostrano le esperienze migliori, in Italia e nel mondo.

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