Via l’autonomia I poteri di Ostia tornano a Roma
La giunta Raggi vuole abolire il decentramento per poter abbattere il «lungomuro»
Addio decentramento su spiagge e verde, i poteri attribuiti a Ostia nel 2011 tornano a Roma. Una mozione della giunta M5S abolisce l’autonomia: il documento risale a novembre, durante la tornata elettorale, ma - sostengono le opposizioni - è passata sotto silenzio. L’obiettivo del Comune sarebbe poter demolire il lungomuro.
Ostia tornava al voto postcommissariamento mentre il Campidoglio cancellava la sua «autonomia». Addio decentramento su spiagge e verde, i poteri del lido bypassati da Roma.
Siamo a novembre 2017, mese decisivo per il litorale. Dopo oltre due anni di guida prefettizia a causa dello scioglimento per mafia, si riaprono le urne e la candidata pentastellata Giuliana Di Pillo si aggiudica la presidenza del X Municipio al ballottaggio del 19. Sette giorni prima però, a Palazzo Senatorio, la memoria della giunta Raggi numero 74 aveva impegnato l’assessore Luca Montuori ad abrogare il decentramento amministrativo di Ostia. Il tutto, denunciano le opposizioni, sotto silenzio.
Si tratta di quel regolamento speciale approvato nel 2011 dall’allora sindaco Gianni Alemanno: prevede competenze uniche per l’unico municipio fuori dal Gra, progetto pilota che aveva dato al Decimo (ex XIII circoscrizione) autonomia in molte materie. In primis appunto verde e spiagge. Ma adesso il Campidoglio si è ripreso i pieni poteri. Solo che le opposizioni lo hanno scoperto e ora denunciano: «Democrazia sospesa». «Di fatto siamo ancora commissariati, ma dalla politica - sottolinea Andrea Bozzi, capogruppo civico di “Ora” e “Un sogno comune”, che oggi illustrerà i documenti trovati –. Il municipio così è delegittimato e andrebbe chiuso, tanto le questioni importanti le tratta il Campidoglio. In più non c’è stata alcuna comunicazione sull’atto. Ribadiamo la nostra posizione che è il referendum per l’autonomia». Già nel 2015 il sindaco Ignazio Marino e il delegato Alfonso Sabella avevano provato a cancellare le spinte «secessioniste» del lido, inaugurate nel lontano 1992 dall’allora mini-sindaco Marco Pannella. La giunta Raggi ora bissa, indicando chiaramente nella memoria il motivo del colpo di spugna: mettere mano al «lungomuro» di Ostia, ovvero sbrigare il Piano utilizzo arenili che permetterà di togliere cemento dal mare. Il documento infatti vuole cancellare in particolare l’articolo 13 del decentramento, che riguarda la gestione del Pua quanto della pineta di Castel Fusano, delle spiagge di Capocotta e Castelporziano e, fulcro di tutto, il «rilascio delTragedia le licenze per gli stabilimenti balneari». Così il Comune gestirebbe direttamente il demanio, da anni oggetto di inchieste giudiziarie e spesso di interessi criminali. Sempre sulla rivoluzione-lungomuro ieri anche il duro attacco di Angelo Bonelli (già presidente dei Verdi) e di un ex di lusso della giunta Raggi, Paolo Berdini. «Pua bocciato come sanatoria dell’esistente, salve nel piano le cubature degli stabilimenti e rischio nuove costruzioni: solo una bolla mediatica», accusano i due.
Mozione Il «colpo di spugna» in una mozione dello scorso novembre