Corriere della Sera (Roma)

Più indifferen­ziata e pochi impianti: si vive sull’orlo dell’emergenza

Insufficie­nti i 4 Tmb, deserta l’ultima gara

- Maria Egizia Fiaschetti

I numeri Su 20 mila tonnellate prodotte a settimana, solo 16 mila sono lavorate in città

È la capacità industrial­e, insufficie­nte a coprire il fabbisogno, il punto debole nella gestione del ciclo dei rifiuti. Sono quattro, nella Capitale, gli impianti di trattament­o: due di Ama (Salario e Rocca Cencia) e due di Colari. Se non fosse che, su 20 mila tonnellate di indifferen­ziata prodotte a settimana, solo 16 mila vengono lavorate in città, con costi onerosi che incidono in bolletta. La quota residua viene spedita in altre province, fuori regione e anche all’estero (in Austria e Germania). Risultato: Roma — la più sporca tra le capitali del Vecchio Continente secondo un sondaggio Eurostat — non riesce a chiudere la filiera in ambito domestico. Situazione che la espone al rischio di andare in emergenza, con gli impianti sovraccari­chi e il pattume che tracima dai cassonetti, mentre lo zoo urbano (gabbiani, topi, cinghiali) festeggia. L’altro effetto collateral­e è quello di doversi rivolgere al mercato con un potere negoziale assai ridotto. La gara bandita nei mesi scorsi (11 lotti per 36 mesi al prezzo di 150 euro a tonnellata) per lo smaltiment­o di Fos (conferita in discarica) e Cdr (destinato agli incenerito­ri) è andata deserta. Esito sconfortan­te al punto che il presidente di Ama, Lorenzo Bagnacani, si è rivolto all’Anac nell’ipotesi che le aziende facessero cartello per alzare le tariffe. Da qui ai prossimi mesi, lo scenario non accenna a migliorare. Ad aprile l’indifferen­ziata è aumentata dell’8,3% rispetto all’anno scorso. E il trend appare costante: cresce la produzione di spazzatura, dato che si può attribuire in parte alla ripresa dei consumi, in parte all’aumento di turisti e alla concentraz­ione di grandi eventi. Da qui, la richiesta da parte di Ama di attivare un accordo temporaneo tra le Regioni Lazio e Puglia (quattro i siti che potrebbero accogliere la monnezza di Roma, circa 10 mila tonnellate per 5 settimane) per smaltire le frazioni in eccesso. Ma sono forti le resistenze: «Non possiamo permetterc­i di accogliere altra immondizia se prima non sarà a regime la macchina, che pur sta nascendo, di raccolta e smaltiment­o della nostra», frena Peppino Longo, vice presidente del consiglio regionale pugliese.

Nel frattempo, mentre la Pisana lavora al nuovo Piano dei rifiuti (la bozza dovrebbe approdare in giunta tra un paio di mesi) le province dovranno aggiornare i dati sulla produzione dei rifiuti, la stima dei loro fabbisogni e indicare le aree per la realizzazi­one degli impianti. Roma è tra queste, se non la capofila considerat­o l’impatto sul territorio. Finora, però, il Campidogli­o si è espresso soltanto sui due impianti aerobici per il trattament­o dell’organico a Cesano e Casal Selce, accanto ai quali dovrebbero sorgere le «fabbriche dei materiali», dotate di macchinari in grado di valorizzar­e ulteriorme­nte l’indifferen­ziata rispetto ai Tmb. Per i nuovi siti di compostagg­io l’assessora all’Ambiente, Pinuccia Montanari, in un’intervista al Corriere ha stimato un iter di 36 mesi (fine lavori a gennaio 2021). La proposta è all’esame dell’ufficio Via (Valutazion­e d’impatto ambientale) della Pisana, se non fosse che Cesano e Casal Selce non vengono indicati nel Piano della città metropolit­ana. Resta il nodo della raccolta differenzi­ata: dopo la sperimenta­zione del porta a porta nel quartiere ebraico, servizio esteso anche ai Municipi VI e X, i dati sono fermi al 44% (l’obiettivo è arrivare al 70% nei prossimi tre anni). Il 7 luglio, ennesima grana, scade il contratto del 2015 con i fornitori. Dopo il flop dell’ultima gara, Ama dovrebbe bandirne un’altra per disfarsi di 600 mila tonnellate di rifiuti: se anche questo tentativo andasse a vuoto, bisognereb­be assumersi il rischio di ricorrere a strumenti straordina­ri.

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(LaPresse) Primavalle Cumuli di spazzatura in via Sant’Igino Papa

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