Folla e passione, la città ama il Giro
L’entusiasmo della Capitale per l’ultima tappa: i tifosi della corsa rosa invadono il centro storico Manto stradale dissestato, protesta dei ciclisti: bufera sul Campidoglio, sindaca sotto accusa
Roma festeggia il Giro d’Italia, 11,5 chilometri di percorso (ripetuto 10 volte) nel centro storico. Appassionati e curiosi assiepati dietro alle transenne assistono alla gara, tra
selfie e incitamenti. La folla non sembra accorgersi delle proteste degli atleti per le cattive condizioni dell’asfalto. Alla fine i ciclisti ottengono che la corsa, ad andatura rallentata per evitare incidenti, si chiuda al terzo giro: gli altri sette diventano una passerella. Comune e direzione del Giro respingono le polemiche, ribadendo che il taglio del percorso è deciso per ragioni sportive. Ma dalle opposizioni piovono accuse («Figuraccia internazionale») accompagnate dalla richieste di dimissioni della sindaca e dell’assessore allo Sport. Tra gli altri Urbano Cairo, presidente di Rcs, osserva: «Questo Giro d’Italia è stato straordinario, però le buche potevano sistemarle».
La «passerella romana» del Giro d’Italia, 21ª e ultima tappa dell’edizione 101, si chiude con i ciclisti che protestano per le cattive condizioni del manto stradale. Gli atleti marciano a velocità ridotta, più da pedalata cicloturistica che da circuito. Temono le insidie del percorso (11,5 chilometri, ripetuti 10 volte, con arrivo e partenza da piazza della Madonna di Loreto) che attraversa il centro storico, vuoi per le vibrazioni prodotte dai sampietrini, vuoi per l’asfalto gibboso nonostante i rattoppi. Insistono con la giuria e la direzione di corsa per abolire gli ultimi due traguardi volanti e neutralizzare sette giri sui 10 previsti. Richieste che, dopo mezz’ora di discussioni con la minaccia di scendere dalle biciclette, vengono accolte.
La querelle sportiva impatta sulla politica, non solo romana. Dal Campidoglio provano a sfilarsi, tirando in ballo i responsabili dell’evento: «Le strade sono queste, il bello e il brutto di Roma sono i sampietrini», ripete Angelo Diario, presidente della commissione capitolina Sport. La direzione di corsa: «Viste le varie dichiarazioni prive di fondamento uscite sui media, teniamo a precisare che il Giro ha avuto 20 giorni per dichiarare il vincitore finale. Abbiamo scelto Roma e il suo percorso perché voleva e vuole essere la passerella di un grande Giro. La decisione di neutralizzare i tempi è stata presa solo da un punto di vista sportivo e dispiace che sia stata strumentalizzata per altri fini». E il ciclista Elia Viviani, battuto in volata dall’irlandese Sam Bennett, pur provando a smorzare i toni ribadisce: «Effettivamente serviva un po’ più di sicurezza».
Le critiche, nel frattempo, non accennano a placarsi. Le opposizioni gridano alla «figuraccia in mondovisione» e chiedono le dimissioni della sindaca, Virginia Raggi. La quale si difende così: «La corsa è stata completata, è stata una festa, non si può fare polemica su tutto». Contestato anche l’assessore allo Sport, Daniele Frongia, che si difende: «Con tristezza registro le polemiche strumentali di chi rema contro lo sport e tifa contro Roma e l’Italia. Gli organizzatori sono più che soddisfatti e si è già parlato delle prossime edizioni. Tutto quello che è stato dichiarato è frutto della voglia di screditare in malafede la città, quando invece Roma si sta dimostrando leader negli eventi sportivi».
Il deputato dem Roberto Morassut attacca: «La grottesca
Il corridore
Elia Viviani, battuto in volata da Sam Bennett: «Effettivamente serviva un po’ più di sicurezza»
conclusione del Giro d’Italia ha fatto fare alla Capitale una pessima figura internazionale. Basta far governare gli imbecilli». Marco Palumbo, consigliere comunale del Pd, accusa: «Sette mesi per prepararsi e poi solo asfalto freddo la sera prima, forse era più efficace la naturopatia (una stoccata a Margherita Gatta, responsabile dei Lavori pubblici, seguace della medicina alternativa, ndr)». Strali da tutte le opposizioni, da Fratelli d’Italia alla Lega, con Barbara Saltamartini: « Da caput mundi a capitale mondiale delle brutte figure». E Urbano Cairo, presidente di Rcs, sottolinea: «Il Giro è stato straordinario, ma le buche potevano sistemarle...».