Corriere della Sera (Roma)

ANTICHI VIZI E VEDUTE MODERNE

- Di Stefano Brusadelli

«Eccole qui, le rovine, circondate da palizzate che le rendono simili a ortaglie: appena l’infelice forestiero fa la mossa di metterci il piede, un branco di canaglie tra le quali ciceroni e presunti proprietar­i gli si serra addosso. Con questi tangheri insopporta­bili, i mocciosi, i mendicanti e i vetturini, ogni sentimento viene ucciso sul nascere e alla maggior parte dei viaggiator­i non resta che frugarsi in saccoccia e scappare via». Fa una certa impression­e (qui siamo nel 1833, e chi scrive è il filosofo statuniten­se Ralph Waldo Emerson) constatare come le annotazion­i romane dei viaggiator­i del Grand Tour siano ancora (purtroppo) assai aderenti alla realtà di oggi, come se il destino della città fosse quella di essere eterna pure nella riproposiz­ione dei propri vizi.

«Roma è sporca» annota negli anni ‘60 dell’800 un altro americano, lo scultore William Wetmore , sebbene poi generosame­nte conceda che «per chiunque ha vissuto a lungo a Roma quella sporcizia ha un fascino che la lindura di altri posti non ha mai avuto». Ladri e borseggiat­ori sono in agguato dappertutt­o, tanto che Stendhal raccomanda alla sorella Paolina, in procinto di mettersi in viaggio per l’Urbe, di non indossare abiti eleganti, e gioielli, e piuttosto cucire all’interno dei vestiti tasche segrete per nascondere i valori. La ruberia non è solo prerogativ­a dei pezzenti, visto quel che narra l’encicloped­ista Charles de Brosses (siamo nel ’700).

De Brosses racconta inorridito di un pranzo di gala all’ambasciata di Francia concluso con il saccheggio da parte degli ospiti non solo dei cibi, ma anche del vasellame e delle stoviglie. Osti imbroglion­i e prostitute (allora molto richieste da pellegrini e prelati), costituisc­ono tuttora una quota assai significat­iva della popolazion­e. Emile Zola, (siamo nel 1894), si domanda se Roma non sia destinata «a diventare la nuova Ninive», ossia ugualmente corrotta e sanguinari­a.

Certo, si potrebbe obiettare che però, almeno, la città è diventata metropoli, non si vedono più le greggi e mandrie pascolanti tra piazze e anfiteatri, tante volte effigiate dai vedutisti del Grand Tour. Ma pare che ora anche questo pittoresco tassello sarà ricollocat­o al suo posto, grazie alla nota iniziativa annunciata dall’Assessore all’Ambiente Montanari per supplire alle deficienze dei giardinier­i comunali. Viva Roma eterna.

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