ANTICHI VIZI E VEDUTE MODERNE
«Eccole qui, le rovine, circondate da palizzate che le rendono simili a ortaglie: appena l’infelice forestiero fa la mossa di metterci il piede, un branco di canaglie tra le quali ciceroni e presunti proprietari gli si serra addosso. Con questi tangheri insopportabili, i mocciosi, i mendicanti e i vetturini, ogni sentimento viene ucciso sul nascere e alla maggior parte dei viaggiatori non resta che frugarsi in saccoccia e scappare via». Fa una certa impressione (qui siamo nel 1833, e chi scrive è il filosofo statunitense Ralph Waldo Emerson) constatare come le annotazioni romane dei viaggiatori del Grand Tour siano ancora (purtroppo) assai aderenti alla realtà di oggi, come se il destino della città fosse quella di essere eterna pure nella riproposizione dei propri vizi.
«Roma è sporca» annota negli anni ‘60 dell’800 un altro americano, lo scultore William Wetmore , sebbene poi generosamente conceda che «per chiunque ha vissuto a lungo a Roma quella sporcizia ha un fascino che la lindura di altri posti non ha mai avuto». Ladri e borseggiatori sono in agguato dappertutto, tanto che Stendhal raccomanda alla sorella Paolina, in procinto di mettersi in viaggio per l’Urbe, di non indossare abiti eleganti, e gioielli, e piuttosto cucire all’interno dei vestiti tasche segrete per nascondere i valori. La ruberia non è solo prerogativa dei pezzenti, visto quel che narra l’enciclopedista Charles de Brosses (siamo nel ’700).
De Brosses racconta inorridito di un pranzo di gala all’ambasciata di Francia concluso con il saccheggio da parte degli ospiti non solo dei cibi, ma anche del vasellame e delle stoviglie. Osti imbroglioni e prostitute (allora molto richieste da pellegrini e prelati), costituiscono tuttora una quota assai significativa della popolazione. Emile Zola, (siamo nel 1894), si domanda se Roma non sia destinata «a diventare la nuova Ninive», ossia ugualmente corrotta e sanguinaria.
Certo, si potrebbe obiettare che però, almeno, la città è diventata metropoli, non si vedono più le greggi e mandrie pascolanti tra piazze e anfiteatri, tante volte effigiate dai vedutisti del Grand Tour. Ma pare che ora anche questo pittoresco tassello sarà ricollocato al suo posto, grazie alla nota iniziativa annunciata dall’Assessore all’Ambiente Montanari per supplire alle deficienze dei giardinieri comunali. Viva Roma eterna.