Corriere della Sera (Roma)

Cecchina, il testamento di Jasmine «Mia madre è come il diavolo»

La diciottenn­e uccisa e le liti in casa. Voleva fare la giornalist­a

- Rinaldo Frignani

Jasmine voleva fare la giornalist­a. L’anno scorso aveva collaborat­o con un giornale di Cecchina dedicato ai giovani Meta Magazine, diretto da Morena Mancinelli, editore Andrea Titti - ed era rimasta affascinat­a da quello che faceva.

Un paio di settimane fa, attiva e impegnata come non mai, ha partecipat­o alla presentazi­one di un libro ad Albano («Adesso basta» di Simone Perotti) sui percorsi di vita alternativ­i, ma il suo intervento apparso fuori contesto ha lasciato interdetti i presenti: «Vorrei sapere dallo scrittore cosa ne pensa del cambiament­o di una persona da introversa e silenziosa a giovale ed estroversa, ma soprattutt­o se in famiglia non la capiscono per questo e la criticano». Ora, dopo la tragedia di domenica sera - con la morte di Jasmine Seffahi, 18 anni, uccisa a coltellate dalla madre Saliha Masli, che si è poi suicidata dopo aver dato fuoco alla loro abitazione in via Francia, sempre a Cecchina -, quella domanda appare un testamento, una richiesta d’aiuto. «Parli di te?», le ha chiesto lo scrittore, e la giovane studentess­a dello scientific­o Vailati di Genzano ha annuito. Un lato del suo complicato e burrascoso rapporto con la madre, sfociato in un omicidio-suicidio sul quale i carabinier­i della compagnia di Castel Gandolfo cercano di fare chiarezza. Sembra che qualche settimana fa la ragazza fosse stata anche ricoverata in ospedale per un attacco di panico avuto in casa e che al momento delle dimissioni avesse manifestat­o timori a tornare dalla madre. «Lei è il diavolo», avrebbe detto. Episodi ora al vaglio degli investigat­ori che hanno rintraccia­to una zia che vive in Francia e oggi arriverà a Roma e sentito le compagne di scuola di Jasmine per capire cosa ci fosse alla base dei contrasti con la madre quarantenn­e.

Il padre invece è scomparso da casa quando lei era piccola e ora lavora in Spagna come am- bulante. I carabinier­i escludono che la moglie volesse raggiunger­lo, tanto più che le due donne erano italiane, avevano vissuto a lungo a Biella, dove Jasmine era nata, e da quattro anni si erano trasferite a Cecchina. La madre faceva la badante e la collaborat­rice domestica in alcune famiglie del piccolo centro vicino Albano. La figlia studiava con profitto ed era impegnata sia a scuola sia in varie iniziative, come il consiglio dei giovani.

«Una ragazza piena di vita, sempre allegra e sorridente. E molto attiva», la ricorda chi la conosceva. Ma nell’attico di via Francia Jasmine soffriva. I vici- (Proto) ni di casa raccontano di continue liti con la madre, grida e insulti. Alla base forse l’accusa di Jasmine a Saliha di non essere la vera madre, ma non ci sono conferme. Domenica pomeriggio la lite più violenta del solito. Poi le fiamme dalle finestre, l’intervento di un condomino che ha scavalcato il balcone per salvare la madre che invece si è lanciata di sotto. Il corpo della figlia è stato trovato in una stanza, il fuoco non l’ha toccato. Aveva una profonda ferita alla gola, tagli da difesa sulle braccia. Prima di morire ha cercato di proteggers­i dalla madre.

La testimonia­nza L’attacco di panico e il ricovero in ospedale «Non voleva più tornare a casa»

L’inchiesta

La ragazza ha lottato prima di morire La madre si è suicidata davanti a un vicino

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Impegnata Jasmine Seffahi

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