Corriere della Sera (Roma)

Alberto Mieli addio: spiegava Auschwitz

- SEGUE DALLA PRIMA Maria Rosaria Spadaccino

«Eravamo ebrei. Questa era la nostra unica colpa». Sul suo braccio era marcato il numero 180060. Mieli, nato a Roma il 22 dicembre 1925, viene cacciato dalle scuole a causa delle leggi razziali. Catturato dai fascisti e dalla Gestapo viene deportato a Auschwitz Birkenau non ancora ventenne dopo esser passato per il campo di Fossoli. Era conosciuto come «Zi Pucchio», negli ultimi è stato uno dei testimoni più attivi nel raccontare la Shoah. Nel 2015 l’Università di Foggia lo ha insignito della laurea honoris causa in Filologia, letteratur­a e storia. «È stato un testimone pieno di umanità e dignità con grande forza di riscatto. La Comunità partecipa intensamen­te al dolore per la perdita unendosi al lutto della famiglia», dice il Rabbino Capo Riccardo Di Segni. Unanime è il cordoglio per la sua scomparsa, domani il consiglio comunale osserverà un minuto di silenzio. «Perdiamo un altro importante testimone dell’orrore della Shoah. Alberto è stato un punto di riferiment­o per tanti studenti nel tramandare il valore della Memoria. Ho avuto l’onore di conoscerlo bene nelle tante occasioni in cui ha partecipat­o ai Viaggi della Memoria organizzat­i in questi anni», dice il presidente Nicola Zingaretti. Esprime il suo cordoglio la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, si uniscono al dolore le deputate di Forza Italia, Maria Stella Gelmini e Mara Carfagna. «Ricordo Alberto Mieli, mi stringo ai familiari, agli amici, alla Comunità Ebraica di Roma tutta. L’impegno che ha messo nel trasmetter­e la storia vissuta è un dono prezioso che ha cambiato la vita di molti e non andrà disperso», dichiara il vicesindac­o e assessore alla Cultura di Roma Luca Bergamo.

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