«Strani incidenti», l’Atac accusa
Intanto presentati in tribunale alla scadenza i documenti integrativi per «salvare» il concordato L’azienda alla procura: cresciuti del 70% dopo la firma dell’accordo sul nuovo orario di lavoro
Dal 27 novembre scorso a oggi c’è stato un aumento di quasi il 70% dei casi di guasti «sospetti» su bus e tram dell’Atac. È la statistica consegnata ai pm della procura dai vertici della municipalizzata, che non a caso fa riferimento a quella data: il giorno in cui fu firmato il nuovo contratto tra le proteste di alcune sigle sindacali. L’ipotesi del sabotaggio interno.
Negli X Files che occupano buona parte della memoria nella scatola nera dei mezzi Atac (tra e bus) finiti in avaria c’è una data precisa attorno alla quale anche la procura sta indagando. Il giorno della svolta nell’anno più nero dei trasporti capitolini è il 27 novembre scorso, quando — con il sì dei confederati e la ferma opposizione dei sindacati indipendenti — venne firmato il nuovo contratto di lavoro. Il documento prevede, tra le altre cose, il passaggio da 37 a 39 ore settimanali e la rinuncia, da parte degli autisti dei bus, agli straordinari aggiuntivi del cosiddetto «turno lungo». Ad accordo siglato, i casi di guasti sospetti, danneggiamento e aperto sabotaggio sono schizzati statisticamente verso l’alto. Quasi il 70% in più sulla media degli ultimi due anni. Una anomalia sottolineata al pm Mario Dovinola dai vertici Atac, che sugli stessi dati hanno già avviato approfondimenti interni. Il report è confluito nei fascicoli aperti su episodi recenti che avrebbero, alla luce di questa ipotesi, tutti una stessa orgine.
Per esempio, il «curioso» caso dei tram della linea 8. Nove convogli a inizio primavera, si bloccarono per dei legnetti incastrati nei freni, tanto che il Campidoglio gridò al complotto. Ora, esclusa la casualità, escluso anche che qualcuno abbia operato mentre il tram era in funzione, ragionando sul fatto che i mezzi escono tutti dallo stesso deposito sulla Prenestina e che l’accesso a qui è consentito solo al personale autorizzato, i responsabili Atac sono certi che il sabotatore, se sabotaggio c’è stato, non possa che essere un dipendente interno o un addetto delle ditte esterne che entrano a contatto con i tram. Più varia, senza arrivare all’autocombustione, è la casistica dei bus che si bloccano senza un perché.
In questo abito di professioni e malcontenti si concentreranno i prossimi passi della procura, che ha delegato i carabinieri alle indagini del caso. In calendario ci sono già gli interrogatori, come persone informate dei fatti, di responsabili dei depositi, addetti alla vigilanza, e non si può escludere che anche singoli dipendenti o sindacalisti siano chiamati a riferire.
La firma sul nuovo contratto fu accolta con il diciassettesimo sciopero dei mezzi pubblici capitolini in dieci mesi. Le sollevazioni al grido di «blocchiamo Roma» agitarono depositi e officine e un volantino con l’intestazione “Fottuti” venne distribuito il 5 dicembre dai rappresentanti di Faisa Confail e Orsa. Nel mirino c’erano i vertici aziendali, ma anche Cgil, Cisl, Uil, Faisa Cisal e Ugl.
Si tratta di ipotesi tutte da verificare, così come andrà accertato se, dando per buona la pista del sabotatore, si sia trattato di gesti isolati di rancore o di una macchinazione più ampia. Qualcosa di simile è accaduto nei mesi scorsi per la metro, dove le segnalazioni di guasti sono quasi raddoppiate. Solo che in moltissimi casi è stato poi appurato che i convogli tenuti fermi potevano circolare regolarmente e che un numero cospicuo di queste segnalazioni arrivasse da un ristretto gruppo di 18 conducenti, sottoposti ora a procedimento disciplinare.
Accertamenti
La procura sentirà i responsabili dei depositi e gli addetti alla vigilanza