Corriere della Sera (Roma)

Fascetta attorno al collo, bimba salvata da vicina

Soccorsa dalla madre, salvata dalla vicina

- Di Rinaldo Frignani

Giocava serena nella sua cameretta, dopo aver passato una giornata tranquilla insieme con i suoi genitori. Nessuno in casa però poteva pensare che sarebbe riuscita a raggiunger­e la cassetta degli attrezzi del padre elettricis­ta e a prendere una fascetta di plastica, di quelle che servono per legare insieme i cavi colorati.

Eppure Anna, un nome di fantasia, lo ha fatto davvero. Un gioco che ha rischiato di trasformar­si in tragedia: adesso la piccola, di 3 anni, figlia di una coppia di egiziani che vivono in un appartamen­to in piazza Armenia, a San Giovanni, lotta contro la morte nel reparto di rianimazio­ne del Bambin Gesù.

«Stavo cucinando, saranno state quasi le otto di sera avrebbe raccontato la madre alla polizia, che l’ha interrogat­a a lungo per chiarire la dinamica dei fatti -, lei stava da sola in un’altra stanza. Quando era pronto in tavola l’ho chiamata affinché venisse in cucina, ma non ha risposto. Ho come avuto un presentime­nto e sono andata a cercarla: l’ho trovata per terra, sul pavimento, cianotica, quasi non respirava più. Al collo aveva quella maledetta fascetta». A tagliarla è stata una vicina accorsa con un paio di forbici dopo essere stata chiamata dalla donna. Poi la chiamata al numero d’emergenza 112 che - come da prassi - l’ha dirottata al 118, quella al marito che si è precipitat­o a casa. La corsa disperata in ambulanza prima al San Giovanni e quindi, una volta stabilizza­te le condizioni della bimba, il trasferime­nto all’ospedale pediatrico sul Gianicolo. Saranno decisive le prossime ore per capire le possibilit­à di recupero della bambina. Dopo i primi concitati momenti nei quali sembrava non ci fossero molte speranze, si sarebbero invece aperti degli spiragli.

I medici hanno sottoposto Anna a una tac nella notte fra venerdì e sabato: l’esame non avrebbe evidenziat­o sofferene ze a livello cerebrale provocate da una prolungata mancanza di ossigeno causata dalla fascetta, che una volta stretta non è più possibile aprire. La bimba ha «un danno limitato a livello polmonare», viene tenuta sedata e ventilata. Sono state individuat­e lesioni da compressio­ne del collo e conseguent­e asfissia. Per gli investigat­ori della Squadra mobile, diretti da Luigi Silipo - che indagano sul caso dopo il primo intervento delle volanti -, avvisati dal personale dell’Ares 118 giunto nell’appartamen­to di piazza Armenia, si tratterebb­e di un incidente domestico. Oltre alla madre, i poliziotti hanno sentito anche il marito i vicini di casa, insieme con il medico e gli infermieri che hanno prestato i primi soccorsi alla bambina e che avrebbero riferito di aver trovato i genitori accanto alla piccola priva di sensi.

Chi indaga potrebbe inviare nelle prossime ore una relazione in procura e sarà poi il pm a decidere se aprire un fascicolo nel quale si potrebbe ipotizzare un omesso controllo da parte dei genitori. Per il momento, in realtà, non sarebbero state individuat­e responsabi­lità dirette della madre in quello che è successo alla bambina. La polizia ha anche svolto un sopralluog­o nell’appartamen­to della famigliola dove è stata sequestrat­a la fascetta di plastica che ha quasi ucciso la piccola. Bisognerà ora stabilire se quell’attrezzo di lavoro del padre fosse custodito in maniera che la bambina avesse difficoltà a raggiunger­lo o fosse stato inavvertit­amente lasciato in giro per casa.

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