Fascetta attorno al collo, bimba salvata da vicina
Soccorsa dalla madre, salvata dalla vicina
Giocava serena nella sua cameretta, dopo aver passato una giornata tranquilla insieme con i suoi genitori. Nessuno in casa però poteva pensare che sarebbe riuscita a raggiungere la cassetta degli attrezzi del padre elettricista e a prendere una fascetta di plastica, di quelle che servono per legare insieme i cavi colorati.
Eppure Anna, un nome di fantasia, lo ha fatto davvero. Un gioco che ha rischiato di trasformarsi in tragedia: adesso la piccola, di 3 anni, figlia di una coppia di egiziani che vivono in un appartamento in piazza Armenia, a San Giovanni, lotta contro la morte nel reparto di rianimazione del Bambin Gesù.
«Stavo cucinando, saranno state quasi le otto di sera avrebbe raccontato la madre alla polizia, che l’ha interrogata a lungo per chiarire la dinamica dei fatti -, lei stava da sola in un’altra stanza. Quando era pronto in tavola l’ho chiamata affinché venisse in cucina, ma non ha risposto. Ho come avuto un presentimento e sono andata a cercarla: l’ho trovata per terra, sul pavimento, cianotica, quasi non respirava più. Al collo aveva quella maledetta fascetta». A tagliarla è stata una vicina accorsa con un paio di forbici dopo essere stata chiamata dalla donna. Poi la chiamata al numero d’emergenza 112 che - come da prassi - l’ha dirottata al 118, quella al marito che si è precipitato a casa. La corsa disperata in ambulanza prima al San Giovanni e quindi, una volta stabilizzate le condizioni della bimba, il trasferimento all’ospedale pediatrico sul Gianicolo. Saranno decisive le prossime ore per capire le possibilità di recupero della bambina. Dopo i primi concitati momenti nei quali sembrava non ci fossero molte speranze, si sarebbero invece aperti degli spiragli.
I medici hanno sottoposto Anna a una tac nella notte fra venerdì e sabato: l’esame non avrebbe evidenziato sofferene ze a livello cerebrale provocate da una prolungata mancanza di ossigeno causata dalla fascetta, che una volta stretta non è più possibile aprire. La bimba ha «un danno limitato a livello polmonare», viene tenuta sedata e ventilata. Sono state individuate lesioni da compressione del collo e conseguente asfissia. Per gli investigatori della Squadra mobile, diretti da Luigi Silipo - che indagano sul caso dopo il primo intervento delle volanti -, avvisati dal personale dell’Ares 118 giunto nell’appartamento di piazza Armenia, si tratterebbe di un incidente domestico. Oltre alla madre, i poliziotti hanno sentito anche il marito i vicini di casa, insieme con il medico e gli infermieri che hanno prestato i primi soccorsi alla bambina e che avrebbero riferito di aver trovato i genitori accanto alla piccola priva di sensi.
Chi indaga potrebbe inviare nelle prossime ore una relazione in procura e sarà poi il pm a decidere se aprire un fascicolo nel quale si potrebbe ipotizzare un omesso controllo da parte dei genitori. Per il momento, in realtà, non sarebbero state individuate responsabilità dirette della madre in quello che è successo alla bambina. La polizia ha anche svolto un sopralluogo nell’appartamento della famigliola dove è stata sequestrata la fascetta di plastica che ha quasi ucciso la piccola. Bisognerà ora stabilire se quell’attrezzo di lavoro del padre fosse custodito in maniera che la bambina avesse difficoltà a raggiungerlo o fosse stato inavvertitamente lasciato in giro per casa.