«Qui sono tutti terrorizzati e in pochi denunciano»
Lo sportello anti-usura: «Difficile farli costituire parte civile»
«Qui sono tutti terrorizzati e in pochi denunciano». L’allarme parte dallo sportello antiusura di Ostia. A otto mesi dalla testata di Roberto Spada al giornalista Daniele Piervincenzi l’indignazione non solo non si è trasformata in impegno civile ma pare abbia lasciato il posto alla rassegnazione: al processo nei confronti del clan, 12 parti civili non si sono presentate. E il Comune parla di «inquietante e drammatica rappresentazione» e di pressione mafiosa che ostacola «la potenziale crescita del territorio».
Scene da un’intimidazione quotidiana: «Negli ultimi anni abbiamo ricevuto circa 15 persone che raccontavano episodi di usura, ma solo due o tre sono diventate vere denunce — riassume l’avvocato Guido Pascucci di Fai-Volare, sportello antiusura operante a Ostia —. Sono terrorizzati, è comprensibile. Semmai vengono arrestati, poco dopo escono dal carcere e le vittime se li ritrovano fianco a fianco, come vicini di casa. È difficile convincerli a costituirsi parte civile nei processi, quasi impossibile dimostrargli che lo Stato c’è e intende aiutarli».
Sono trascorsi otto mesi dalla famosa testata assestata da Roberto Spada al giornalista Rai, Daniele Piervincenzi, e l’indignazione non solo non si è trasformata in impegno civile, ma pare abbia lasciato il posto alla rassegnazione: al processo nei confronti del clan, iniziato ieri a Rebibbia, addirittura 12 parti civili non si sono presentate. Nella richiesta di costituzione di parte civile (accolta) il Comune di Roma parla di «inquietante e drammatica rappresentazione» a Ostia. Di una pressione mafiosa che ostacola «la potenziale crescita sociale, culturale ed economica del territorio». Di un rischio di sviamento dell’azione amministrativa. Definizioni allarmanti, dopo anni di lassez faire.
É tardi per il Municipio del litorale? Forse no, anche se il presidente dell’Osservatorio sicurezza e legalità della Regione, Giampiero Cioffredi, si dice «rattristato» per quanto è accaduto ieri, cioè la rinuncia delle vittime a rivendicare il proprio ruolo.
Di fronte a questo scenario allarmante, ieri la presidente del X Municipio, Giuliana Di Pillo, Movimento 5 Stelle, non era in aula. «La prossima volta ci andrò e sarò vicina alle vittime — annuncia ora —, né io, né la sindaca Raggi abbiamo mai avuto paura a pronunciare il nome Spada in piazza. E lo rifaremo. A Ostia la maggioranza del- le persone oneste e coraggiose non possono essere infangate da pochi criminali».
Quanto è accaduto al processo, desta preoccupazione «rispetto all’attesa discontinuità che si sperava di cogliere nel territorio di Ostia», commentano Carlo Mazzei e Valerio A. Pagnotta dell’associazione «La città del sole». Basta minimizzazioni, dicono. Non è più il tempo di illudersi su un Municipio immune al contagio della criminalità organizzata: «Condividiamo le preoccupazioni della procura in merito al clima di pa-
ura tra gli abitanti di Ostia – aggiungono — nonostante gli arresti degli ultimi tempi. Oltre a un sistema che assicuri alla giustizia i colpevoli, serve una pro- tezione che incoraggi le forze istituzionali e civili nella ricostituzione di un clima di legalità. Basta con i soli convegni di facciata. Abbiamo bisogno di ricostituire una rete che assicuri alle parti lese tutela e solidarietà, servono tempo e costanza, la stessa impiegata da anni dalle associazioni che operano sul territorio, quali Libera, di Fai tramite lo Sportello antiracket e antiusura e l’Associazione «La città del sole».
L’avvocato Pascucci «Anche se vengono arrestati, poi escono e le vittime se li ritrovano accanto»
Municipio Di Pillo: «Nè io nè Raggi abbiamo mai avuto paura di dire la parola Spada»