Raggi-Zingaretti, è scontro duro
La sindaca: «Non aiuta Roma, perde tempo». Il governatore: «Un comiziaccio arrogante»
Raggi-Zingaretti, è scontro duro. La sindaca e il presidente della Regione sono ai ferri corti. Lei: «Non aiuta Roma, perde tempo». Pronta la replica del governatore del Lazio: «Comiziaccio arrogante della sindaca». Poi Raggi ieri pomeriggio ha incontrato il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, al festival dell’Energia. E Briatore ha sparato ad alzo zero: «Arrivare a Roma è come sbarcare a Nairobi».
«Sui trasporti e sui rifiuti Zingaretti non è amico di Roma», dice lei. «Quello di Raggi è un comiziaccio arrogante, con questo scaricabarile Roma si spegne», replica lui. Lo scontro sindaca-governatore, cioè tra Campidoglio M5S e Regione a guida Pd, non è una novità. Stavolta, però, cambia tutto. Vero è che domenica si vota nei Municipi III e VIII e che la tornata (con i sondaggi che danno gli «zingarettiani» Caudo e Ciaccheri in vantaggio) dà l’indice di gradimento cittadino sulla giunta grillina. Ma i temi elettorali si intrecciano con il nuovo assetto istituzionale e con i poteri che la sindaca chiede al governo per scavalcare «il muro» della Regione, così lo definiscono Marcello De Vito e Paolo Ferrara, ovvero il presidente dell’Assemblea capitolina e il capogruppo M5S in Comune. «Porteremo a breve i dossier su rifiuti e trasporti sui tavoli del governo perché purtroppo stiamo assistendo a una brutta prova della Regione», sostiene la sindaca che ribadisce il suo obiettivo anche se, a novembre 2016, durante un’audizione in commissione Affari costituzionali alla Regione, quei poteri li ha in gran parte rifiutati.
Sono comunque temi caldi sui quali Raggi e Zingaretti hanno sempre litigato. Quello dei rifiuti, è oggetto dell’eterno rimpallo di competenze che ogni estate finisce per soffocare di immondizia la città: da una parte il Comune, che dovrebbe localizzare i siti e le tipologie dei nuovi impianti di smaltimento; dall’altra il Lazio, che si occupa dei nullaosta e gestisce i rapporti per il trasferimento del surplus di rifiuti verso altre Regioni (lunedì la ratifica del conferimento extra verso la Puglia).
Sul secondo tema, i trasporti, si combatte fin dall’inizio dell’amministrazione M5S della Capitale, soprattutto
La gaffe di Meleo «La Regione ha dato i soldi a Trenitalia, una società privata...»
laddove le competenze si accavallano: le tre ferrovie concesse che mettono insieme proprietà regionale e gestione comunale. Da una parte Raggi, che si trova a reclamare sia per i 182 milioni di finanziamenti «mai arrivati», sia per il taglio di 50 milioni ai fondi strutturali stanziati ogni anno dal governo transitando dalla Regione (Nella polemica si infila l’assessora alla Mobilità, Linda Meleo, con una gaffe: «La Regione ha dato 20 milioni in più a Trenitalia, cioè ai privati»). Sull’altro fronte Zingaretti, che ha avviato una gara per la gestione delle ferrovie concesse estromettendo di fatto il Comune, spiega la non erogazione come «mancato adempimento comunitario» e la sforbiciata con la riduzione del gruzzolo Mef legata alle grane di Atac, partecipata appesa al sì dei giudici al piano anti-default.
Lo scorso anno la polemica tra sindaca e governatore - la prima allora senza sponde e il secondo con la copertura di Palazzo Chigi - ha attraversato i temi critici fino allo scontro sulla gestione delle emergenze, dagli incendi, alla siccità fino all’allarme sulla diffusione della chikungunya. Oggi le mutate condizioni politiche hanno ribaltato gli equilibri. In Regione la maggioranza di Zingaretti si regge su un patto con i consiglieri M5S di Roberta Lombardi, (ex) nemica di Raggi che promette di non fare sconti al governatore brandendo una mozione di sfiducia solo da firmare. Ma è soprattutto il nuovo governo a trazione M5S-Lega che rivoluziona il quadro inducendo Raggi, alle prese con una città in profonda crisi, a cercare lo scontro: alle richieste della sindaca al premier Giuseppe Conte e al nuovo titolare del Mise, Luigi Di Maio - cioè più risorse e più poteri con preciso riferimento a un’accelerata ai decreti attuativi che ancora mandano alla legge del 2010 su Roma Capitale - è stato risposto un poco incoraggiante «ci serve tempo». Il che non corrisponde di certo alle tante urgenze della Capitale. Attraverso quei decreti, però, Raggi vedrebbe aumentare i margini di manovra sui temi caldi guadagnando più autonomia su rifiuti, trasporti, infrastrutture, urbanistica e bilancio. La sindaca potrebbe, insomma, interfacciarsi direttamente con un governo amico e, soprattutto, by-passare la «camera di compensazione dem» della Regione.
Strategie
Il Comune chiede al governo più poteri per scavalcare «il muro» del presidente del Lazio