Saluti fascisti, bufera al liceo Socrate
Ruth Dureghello (comunità ebraica) attacca la preside: «Vi invito al nostro museo»
Quella foto di studenti impettiti e con il braccio teso ha scatenato un putiferio. Imbarazzo ai vertici degli uffici scolastici, incredulità nella comunità ebraica, indignazione nei partiti di sinistra. Ma non tanto per il comportamento dei ragazzi. Nel mirino è finita lei, Milena Nari, la preside del liceo Socrate della Garbatella, che invece di prendere le distanze ha definito il gesto, quel mettersi in posa come ai tempi del Ventennio, «una goliardata, un gioco», di più, una condotta da non biasimare e, anzi, da inquadrare «tra le libertà di espressione e di manifestazione del pensiero costituzionalmente garantite». Il saluto fascista sinonimo di libertà? I primi a insorgere, ricordando che il Socrate «è a pochi passi dalle Fosse Ardeatine, luogo dell’eccidio di 335 persone nel 1944 per ordine dei nazisti», sono stati proprio i collettivi del liceo. E subito dopo, appena la notizia si è diffusa (e la lettera protocollata il 4 giugno ha cominciato a circolare), le reazioni sono state decine. La presidente della comunità ebraica di Roma, Ruth Dureghello, ha espresso «vicinanza» agli studenti che «con coraggio hanno preso una posizione netta contro la decisione della loro preside di ritenere goliardica e d’intento giocoso la foto con i saluti romani» e li ha invitati «in visita al Museo Ebraico di Roma» per spiegare loro «cosa rappresenti quel saluto nella coscienza civile del nostro Paese».
Un attacco duro, sul filo dell’ironia: «Se la preside è d’accordo», ha chiosato la Dureghello. «Esiste un problema nella nostra scuola - è la conclusione - se un dirigente deve essere richiamato dai propri alunni al rispetto dei valori fondanti». Una presa di distanze altrettanto forte è venuta dal direttore dell’Ufficio scolastico del Lazio: «Il saluto fascista al liceo Socrate? Il consiglio di classe deciderà in merito», ha annunciato Gildo De Angelis. E la preside che parla di «goliardata»? «Se davvero lo ha detto, e pare proprio che sia così, sarebbe grave. Poteva risparmiarselo». Il caso finisce pure in Parlamento. Nicola Fratoianni, di Leu, ha presentato un’interrogazione al ministro dell’Istruzione «affinché sia fatta chiarezza». E intanto un misto di rabbia e frustrazione sale tra i colleghi insegnanti. «È incompatibile con la nostra Costituzione qualsiasi gesto che si richiami al fascismo e tanto più riteniamo inaccettabile che ciò si verifichi nel luogo che la Costituzione elegge come agente formativo dei giovani, la scuola», hanno scritto alla loro «capa» 37 professori. La lettera chiarisce meglio quanto accaduto la mattina del 1° giugno. «Non si è trattato del gesto isolato di un singolo, già deprecabile, bensì di un certo numero di studenti di ultimo anno, ritratti nella foto ufficiale di classe scattata sulla scalinata».
Un altro retroscena è che «all’inizio non sapevamo se far uscire un comunicat o, per evitare di ingigantire la cosa - rivela una studentessa - ma dopo la presa di posizione della preside siamo stati costretti. Ci ha sconvolto, lei qui dovrebbe rappresentare lo Stato, fondato sulla Costituzione antifascista».
E serpeggia qualche preoccupazione, adesso. «CasaPound ha fatto un post sulla vicenda - metteva in guardia ieri mattina un ragazzo del collettivo -. Il timore è che domani si presentino qui fuori». ( fpe)