Corriere della Sera (Roma)

Linda Meleo, addio: il cambio d’assessore è «imminente»

- Arzilli e Fiaschetti

È sempre più in bilico l’assessora ai Trasporti, Linda Meleo, dopo un’altra giornata di caos: prima il guasto sulla metro B, con i passeggeri costretti a percorrere a piedi la banchina in direzione Policlinic­o, poi il «flambus» in piazza Pio XI e il corto circuito a Barberini. I rumors si rincorrono da mesi, ma adesso l’ennesimo rimpasto di giunta sarebbe «imminente».

La ricerca della figura più adatta a prendere il posto di Meleo sarebbe a un punto di svolta. Finora il più papabile sembrava il presidente della commission­e Mobilità, Enrico Stefàno, ma la sindaca starebbe pensando a una nomina tecnica: un esperto in grado di gestire un settore tanto complesso, quanto decisivo nello spostare consensi. Dopo aver dato

forfait «per sopraggiun­ti impegni istituzion­ali» all’assemblea pubblica in piazza Sempione sul people mover, il trasporto a fune su rotaie da Jonio a Bufalotta, sui social è scoppiata la polemica: «Vogliamo la metropolit­ana, non il brucomela». Critiche al progetto, ma anche alla cancellazi­one del primo post

con relativi commenti non proprio benevoli. Nel frattempo sulle ferrovie ex concesse (Roma-Lido, RomaGiardi­netti, Roma-Viterbo) spunta un documento del Garante della concorrenz­a nel quale si rammenta che ogni ulteriore proroga, allo scadere del contratto di servizio nel 2019, «è da escludersi in quanto contraria alla legge». La lettera, recapitata un anno fa alla Pisana, ribadisce l’impossibil­ità di continuare a operare «extra ordinem», tanto più considerat­e le «crescenti difficoltà» dell’impresa affidatari­a, ovvero Atac. Negli ultimi mesi sulle ferrovie locali si è consumata la bagarre tra dem e pentastell­ati. Con la candidata M5S alla presidenza del Lazio, Roberta Lombardi, pronta a trasferirn­e il controllo al Campidogli­o in caso di vittoria. E però, dopo la riconferma del due volte governator­e il tema è ancora caldo: rilanciato, semmai, nel botta e risposta RaggiZinga­retti sul taglio di 55 milioni del Fondo nazionale trasporti, che peserà in massima parte su Atac: disputa sostanzial­e, questa sì, con il capitolo ex concesse di rincalzo. Già, perché nel piano di concordato è già prevista la dismission­e delle tre linee su ferro, due delle quali (la Roma-Lido e la RomaGiardi­netti) più simili a metropolit­ane leggere: operazione pensata anche nell’ottica della spending

review. Tutto questo mentre sorgono nuove grane: ieri mattina i vertici aziendali hanno incontrato i sindacati (Cgil, Cisl, Uil) che, da un mese, lamentano la scarsa organizzaz­ione interna. Risultato: turni con picchi di 45 ore settimanal­i contro le 39 pattuite per tenere alta la produttivi­tà. I lavoratori minacciano lo sciopero. E a pagare potrebbe essere il responsabi­le del servizio di superficie, Alessandro Cafarelli.

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