In tantissimi per i diritti, la «Brigata arcobaleno» conquista il centro storico
Paillette e abiti provocanti ma anche famiglie e passeggini: il Gay Pride attraversa il centro storico Con la comunità omosessuale sfilano partigiani, studenti e sindacati. Ironia contro Fontana e Salvini
Le bandiere arcobaleno e i tricolori dell’Anpi, Raffaella Carrà e «Bella Ciao», i trasgressivi animatori del Muccassassina accanto alla novantenne partigiana Tina Costa. «Siamo cinquecentomila», annunciano gli organizzatori del Gay Pride che ha sfilato ieri per le vie della Capitale.
C’è il cane Rocco che sfila con il collare arcobaleno. I gemelli Lucio e Clara, 8 anni in due, che manifestano dai loro passeggini, sventolano bandierine e ridono, spinti dai due papà. C’è Mauro Eustacchi, militante dell’associazione nazionale partigiani al suo debutto al Gay Pride, cammina un pochino frastornato, reggendo lo storico striscione dei partigiani, davanti a lui si muovono ragazzi seminudi e transessuali coperti di poche piume. Un ragazzo indossa un maglietta rossa:«Gay sempre, fascisti mai», agita il pugno chiuso.
Il carro che apre è quello della «Brigata arcobaleno - la liberazione continua», che è il titolo del Gay Pride 2018, ormai storica manifestazione dei diritti Lgbt (gay, lesbian, bisexual e transgender) che quest’anno sembra rinvigorita in numeri e partecipazione. «Noi dobbiamo ringraziare questo governo, ha fatto davvero un prodigio, ci ha ricompattati - racconta Vanni Piccolo, storico attivista del movimento gay romano -. Guardate quanti siamo».
Effettivamente quest’anno il Gay Pride pare trovare nuovo vigore: poco dopo le 16 quando la testa del corteo è a metà di via Merulana la coda, sorvegliata dalla Guardia di finanza, è ancora a piazza dei Cinquecento. Un fiume enorme di gente che fa la gioia dei turisti stranieri: si affacciano dai balconi degli hotel lungo per il percorso e partecipano alla festa, lanciano striscioni arcobaleno e spruzzi d’acqua per rinfrescare i manifestanti. Applaudono e sventolano la bandiera arcobaleno.
«Il nostro amore vincerà,
Manifestanti Un fiume di gente Testa del corteo a via Merulana e coda in piazza dei Cinquecento
seppellirà il loro odio - continua Piccolo -. Un buon governo dà e non toglie, soprattutto quello che si è guadagnato in decenni di lotte». E poi guarda i giovani militanti sul camion di Muccassassina e sorride, non tutti i ragazzi (ri)conoscono uno dei padri del movimento gay italiano.
L’iconografia del Gay Pride è rispettata, è quello che ci si aspetta da un evento che ha fatto dello spettacolo e della gioia di vivere un modalità di militanza attiva. Ma accanto a molte natiche seminude, a molti seni al silicone, a molti travestimenti al limite dello sconcio ci sono tanti studenti, lavoratori, bambini di cui molti in carrozzella che manifestano spinti dai genitori. C’è il carro degli studenti medi, quello della Cgil, del sindacato lavoratori della polizia. Gli attivisti di GreenPeace, di Amnesty international, ci sono anche alcune multinazionali, insomma c’è la società civile che dimostra danzando insieme al movimento Rainbow. Le coppie omosessuali vestite di viola con i loro bambini urlano: «È l’amore che crea una famiglia». Il corteo si conclude nel tardo pomeriggio a piazza Madonna di Loreto, sul palco sale Tina Costa, partigiana di 92 anni. «Fontana, ma che vuole, chi è? E Salvini: ma noi avevamo bisogno di un ministro come lui? - dice -. Dobbiamo riprenderci in mano tutti assieme, riprendere le redini del Paese, non sarà questo governo che lo cambierà. Oggi avete dimostrato che si può, bisogna osare. Se osiamo tutti assieme saremo vincitori». Alla fine del suo intervento la folla intona «Bella Ciao». Gli organizzatori gioiscono: «Siamo 500mila, siamo tanti e se i partigiani sono con noi siamo dalla parte giusta»