Il risarcimento è dieci volte la tangente
Condannato per una mazzetta da 5mila euro: ora ne verserà 50 mila al Campidoglio
La condanna a due anni di reclusione per aver allungato una mazzetta da cinquemila euro a un funzionario capitolino è costata una stangata a Gianfranco Morani, direttore dei lavori della società Ottavia srl. Il tribunale ha stabilito, come pena accessoria, che l’imputato debba pagare al Comune un risarcimento danni di 50 mila euro, cioè dieci volte il valore della tangente.
La condanna a due anni di reclusione per aver allungato una mazzetta da cinquemila euro a un funzionario capitolino è costata una stangata a Gianfranco Morani, direttore dei lavori della società Ottavia srl. Il tribunale ha stabilito, come pena accessoria, che l’imputato debba pagare al Comune un risarcimento danni di 50 mila euro. Che, conti alla mano, significherà sborsare una cifra pari a dieci volte la bustarella che Morani avrebbe consegnata a Salvatore Urbinati – per cui si procede separatamente - nel luglio del 2013. Tangente che sarebbe stata pagata al dirigente capitolino per chiudere un occhio su una serie di abusi edilizi in via Renato Serra, nella borgata Ottavia, compiuti con l’obiettivo di non completare un parcheggio previsto da una delibera comunale.
A chiedere il risarcimento è stato il Campidoglio, che si è costituito parte civile nel processo attraverso l’avvocato Giorgio Pasquali. Il legale ha sottolineato, durante la discussione, come il danno patrimoniale e d’immagine provocato da chi incoraggia l’illegalità incida in negativo sull’operato della struttura amministrativa, impegnata a rendere efficiente la macchina comunale grazie a dirigenti competenti. I giudici della seconda sezione hanno anche deciso che il calcolo dei 50 mila euro è «definitivo», termine che sbarra la strada a procedimenti civili: l’obiettivo è velocizzare la definizione della causa per spingere alla liquidazione del danno in tempi rapidi. Punire i corruttori obbligandoli a pagare, come indennizzo, la mazzetta moltiplicata per dieci è una decisione che potrebbe essere destinata a fare giurisprudenza. Va ricordato, infatti, che l’imprenditore è un privato cittadino e come tale non è sottoposto ai risarcimenti stabiliti dalla Corte dei conti, che ha giurisdizione soltanto sui dirigenti pubblici.
Sul fronte penale invece la sentenza non è definitiva e, in caso d’impugnazione, potrebbe essere riformata dalla Corte d’appello. Il processo in cui è imputato Morandi è un rivolo dell’inchiesta «Vitruvio», che nel 2015 era sfociata nell’arresto di 22 persone tra funzionari pubblici e imprenditori. Numeri cresciuti con il corso del tempo, arrivando a un totale di 39 dirigenti e vincitori di appalti finiti in manette o ai domiciliari.
Uno dei fascicoli scaturiti dall’operazione condotta dal pm Erminio Amelio è l’indagine sul progetto di frazionamento di Palazzo Raggi, per il quale è ancora indagato il costruttore Domenico Bonifaci. Morani non è mai stato destinatario di misure cautelari. Convinto della sua innocenza, ha scelto che la sua posizione venisse stralciata. Motivo per cui è stato giudicato da solo, mentre Urbinati, accusato di aver preso la tangente, è imputato nel dibattimento ancora in corso per la maggioranza delle persone coinvolte nell’inchiesta. Secondo l’accusa, ritenuta fondata dal collegio, Morani avrebbe pagato la mazzetta per favorire il suo datore di lavoro.
Il danno Il Comune ha chiesto l’indennizzo sostenendo che chi incoraggia l’illegalità provoca danni patrimoniali e d’immagine