Corriere della Sera (Roma)

L’UNICA VIA D’USCITA

- Di Giuseppe Di Piazza

Il primo evidente significat­o di quanto successo a Roma domenica scorsa è che questa politica, così come viene rappresent­ata, ha stufato tre quarti degli elettori. Il bassissimo afflusso alle urne, un misero 27 per cento, lo dice con chiarezza.

Notato questo, che non è un gran bel segnale in tempi di (presunta) democrazia diretta, passiamo a quanto dicono quegli elettori che invece si sono espressi per eleggere i presidenti del terzo e dell’ottavo municipio, due aree - Garbatella e Montesacro - che insieme contano, numericame­nte, un po’ più di Venezia. Cosa dicono i circa ottantamil­a elettori andati alle urne? Che non sono per niente contenti del governo dei Cinquestel­le. Una bocciatura netta che impedisce ai candidati grillini di accedere persino al ballottagg­io. Una cosa inaudita dopo i trionfi di soli due anni fa, con Virginia Raggi portata a spalle in Campidogli­o dal 67,3 per cento degli elettori. Che cosa è successo in questi due anni perché tanti elettori si disamorass­ero? Ma la domanda giusta sarebbe: che cosa non è successo in questi due anni?

Èsuccesso che molte promesse di campagna elettorale sono rimaste tali e che, nel frattempo, la Capitale ha mostrato segni di terribile difficoltà: dai trasporti ai rifiuti, dal verde alle buche. Un insieme di fatti che rischia di farci diventare sinonimo di città allo sbando. Per evitarlo, con tutte le conseguenz­e dirette e indirette che questo avrebbe sul M5S (insidiato dalla Lega, alleato che sbrana tutto), la sindaca Raggi ha solo una possibilit­à: cambiare strategia, non scaricare solo sul passato le inefficien­ze e risolvere rapidament­e problemi evidenti. Ce la può fare? Per Roma, le auguriamo di sì.

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