Nei video (anche) abusi su neonati, pedofilo in cella
Sono 2.077 i siti inseriti nella black list della polizia postale perché veicolano immagini pedopornografiche. Monitorati, ispezionati, chiusi. M.A., 40 anni, però, aveva scelto Telegram e Whatsapp per ricevere e scambiare agghiaccianti video di pratiche sessuali fra adulti e minori. Format che, in qualche caso, includevano perfino animali. Un universo raccapricciante, perverso e, a suo modo, abitudinario, nel quale A. si muoveva a suo agio. Un passato di abusi lo spingeva a riprodurre comportamenti sessualmente violenti e a navigare in cerca di sempre nuove immagini, tutte monotematiche.
La polizia postale che lo ha arrestato, su richiesta del pm Eugenio Albamonte, ha anche verificato che A. era al suo terzo arresto per pedopornografia. Una perquisizione sui suoi supporti informatici ha permesso di individuare 1.256 immagini e 449 filmati, tutti con lo stesso inquietante soggetto. Bambini, perfino neonati, sottoposti ad abusi. «Detto materiale —scrive il gip Livio Sabatini — veniva detenuto in ingente quantità e in parte diffuso a terzi mediante l’utilizzo dei canali di comunicazione predetti».
L’inchiesta era nata dalla denuncia di un frequentatore di siti porno con il quale M.A. aveva preso l’abitudine di chattare in rete. Senonché, l’uomo, si era visto recapitare alcuni file con dei nudi di bambina e aveva deciso di sporgere denuncia. La bambina ritratta, a suo dire, era la figlia della convivente dell’arrestato. Le verifiche, partite da un semplice nickname, erano approdate a M.A. Un servizio realizzato da «Le Iene» aveva messo a fuoco alcuni siti utilizzati dall’uomo.
«L’ingente numero di immagini e files rende del tutto probabile — scrive il gip — che tale materiale non possa essere stato integralmente divulgato onde è configurabile il concorso fra il reato di pornografia minorile e quello di detenzione riguardante il residuo materiale pedopornografico».
La lotta contro la diffusione di materiale pedopornografico sul deep web passa anche per la diplomazia. Lo scorso novembre la onlus Meter di don Fortunato Di Noto ha concluso un accordo con l’ambasciata polacca. Una cooperazione che prevede lo scambio bilaterale di informazioni su singoli pedofili.
«Le iene» Un servizio aveva fatto vedere alcuni siti