Corriere della Sera (Roma)

Vasco Rossi l’urlo rock dei 60 mila all’Olimpico

- Sandra Cesarale

Fuoco, ferro e fiamme. Il tour «Vasco Non Stop Live» è arrivato ieri sera allo stadio Olimpico, accolto dall’urlo dei 60 mila spettatori (si replica stasera, biglietti sold out). Vasco sale sul palco, con un cappellino in testa, occhiali scuri e giacca luccicante. «Benvenuti, bentrovati, bentornati», dice alla folla.

La scenografi­a è industrial­e, il palco assomiglia a un cantiere in continuo movimento, come Vasco Rossi che non si ferma mai. Ha messo alle spalle il concerto dei record Modena Park (nel 2017). E si è inventato questo tour infinito che, almeno nel titolo, ha un sapore dylaniano (il cantautore di Duluth va avanti dal 1988 con il «Never Ending tour»). Gli arrangiame­nti sono tutt’altra cosa. Aggressivi, spinti verso il metal. Come l’apertura, un infernale sabba di suoni, affidata a Cosa succede in città che sfocia in Deviazioni, Blasco Rossi e poi vira verso la più morbida E adesso che tocca a me, con Vasco accompagna­to dalla polistrume­ntista Beatrice Antolini, una new entry della band. Nel medley rock (da Delusa a Rock’n’roll show) spuntano le lingue di fuoco. La batteria di Matt Laug e la chitarra di Stef Burnes bruciano le note di C’è chi dice no, mentre Stupido Hotel è una delicata ballad come il medley acustico che apre l’ultima parte della serata. Il concerto — lungo due ore mezza, segnate dagli incessanti cori della folla — vive di contrasti: sacro e profano, quiete (si fa per dire) e furore. Con il Komandante Vasco si viaggia sulle montagne russe delle emozioni. Fino all’ultimo bis.

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Sold out Vasco Rossi ieri, durante il primo dei due concerti allo stadio Olimpico

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