Porta Maggiore, Ama al lavoro
Acquedotto di Nerone, via la «monnezza». Ma resta l’erba alta
Va be’, diciamo che possiamo accontentarci. Lo ripeteva sempre anche Luigi Albertini, direttore di un secolo fa, che i giornali devono pubblicare «notizie» e «utili avvisi». E in effetti, applicato a via Statilia, l’intervento del Corriere utile lo è stato...
Basta fare un salto in zona, a due passi da Porta Maggiore, inspirare forte e socchiudere gli occhi.
Fino a due giorni fa c’era da rimanere stecchiti dai miasmi provenienti dall’isola cosiddetta «ecologica» collocata sulla strada che costeggia l’acquedotto di Nerone, trasformata duemila anni dopo in una pericolosa giungla urbana, nonché in un ricettacolo di rifiuti purulenti, nauseanti, ingombranti. E soprattutto imbarazzanti, per chi ha l’onere di amministrare l’Urbe che fu impero. Metti che la notizia finisce sui giornali? Se putacaso spuntano delle foto?
È esattamente quel che è successo ieri. L’allarme è scattato al mattino presto, quando negli uffici comunali ha iniziato a circolare la rassegna stampa. I telefoni tra il Campidoglio e Grotta Perfetta, dove si trova la sede centrale dell’Ama, sono subito diventati roventi. «Avete letto? Via Statilia è una discarica a cielo aperto. Nei giardini sotto le arcate romane pare circolino pure serpenti... Nessuno ne sa niente?»
I riflessi della municipalizzata più famigerata d’Italia, si sa, non sono velocissimi. Nonostante il pattume capitolino
negli ultimi anni abbia a più riprese varcato l’Atlantico, conquistando prime pagine prestigiose come quelle del NYT, inviare una squadra immediatamente operativa è rimasta operazione complessa, farraginosa.
Fortuna che, stavolta, a imprimere un’accelerazione deve esser stato il desiderio di spegnere l’incendio, tanto per stare in tema. A metà mattinata le opposizioni alla giunta a 5 stelle erano pronte ad attaccare sullo scandalo dell’acquedotto-latrina. A nome del Pd, ha preso la parola la consigliera Ilaria Piccolo che, in quanto ingegnera civile (102 su 110 a «La Sapienza»), di opere ed emergenze pubbliche se ne intende. «Il monumento archeologico di via Statilia - era la premessaè lasciato in completo abbandono. Cosa aspetta la giunta a intervenire? Se Nerone fosse ancora vivo gli avrebbe dato fuoco...» Ironie a parte, «per la Capitale è umiliante vedere un’opera di quasi 2000 anni circondata da immondizia» e in uno stato di «incuria profonda». Infine, la staffilata. Un po’ retorica, forse, di certo non originalissima, ma pertinente: «Un’opera che ha rappresentato nel mondo l’ingegno degli antichi romani oggi, agli occhi anche dei turisti, ben rappresenta l’incapacità e l’inadeguatezza di chi governa Roma», ha concluso la Piccolo, nel preannunciare «un’interrogazione urgente» alla sindaca e all’assessora all’Ambiente.
A quel punto, il «corpaccione» dell’azienda capace di stare da oltre dieci anni sui giornali per scandali infiniti e a ripetizione, da Parentopoli alla compravendita di posti di lavoro, ha avuto un sussulto di dignità: sul posto è stato inviato un camion e attorno alle 15 è iniziato il prelievo della «monnezza». Alleluja.
Via Statilia, mezz’ora dopo, non «odorava» più. Ma, immancabile, è spuntato un intoppo: un materasso e una poltrona sfondati sono rimasti sul marciapiede, in attesa di un mezzo speciale dell’Ama. Così come speciale, e molto agguerrito, dovrà essere l’esercito di giardinieri ai quali affidare l’incarico di tagliare l’erba alta fino a due metri, infestata da rettili e insetti, sotto le arcate dell’acquedotto imperiale.
Aspettiamo una decina di giorni e vedremo, se mobilio e gramigna saranno ancora lì. Nel qual caso, basterà un «utile avviso», e...
Denuncia
L’Ama interviene dopo l’articolo. Pd: degrado che umilia