Ventisei lavori, dagli esordi alle ultime prove
Cornice ideale per qualsiasi mostra d’arte contemporanea, i grandiosi, straordinari resti delle Terme di Caracalla (sotterranei compresi) ospitano da ieri la mostra Sensibile ambientale, prima grande retrospettiva dedicata al lavoro di Mauro Staccioli, artista toscano scomparso lo scorso primo gennaio all’età di 80 anni.
Un’antologica con 26 opere selezionate da Alberto Fiz — curatore e amico dell’artista — che coprono l’intero arco creativo dello scultore, dagli esordi a cavallo fra anni Sessanta e Settanta (Barriera, 1969/1972), fino agli ultimissimi lavori del 2017 (Diagonale Palatina). La mostra — promossa dalla Soprintendenza Speciale di Roma in collaborazione con Galleria nazionale d’arte moderna, Archivio Mauro Staccioli ed Electa — fin dal titolo insiste sul nodo essenziale della ricerca di Staccioli, la dialettica opera/luogo, presente tanto nelle prime opere in cemento, quanto nelle più recenti creazioni in acciaio corten, materiale prediletto negli ultimi anni dall’artista e diventato un po’ un suo marchio di fabbrica (in acciaio corten sono composti anche i grandi Anelli, forse le opere più conosciute e iconiche di Staccioli, una delle quali campeggia da anni di fronte alla sede della Galleria nazionale d’arte moderna, a Valle Giulia).
Ad accogliere il visitatore, già fuori dal Complesso termale di età imperiale inaugurato da Caracalla nel 216 dopo Cristo — Seneffe, altro lavoro in scala monumentale, un vortice di dieci metri di diametro in acciaio tubolare verniciato. All’interno dell’area archeologica, tutto un susseguirsi di elementi unici o seriali — oltre a Barriere e Diagonali, Piramidi, Ellissi, Coni,