Staccioli, geometrie assolute
«Sensibile ambientale»: alle Terme di Caracalla prima retrospettiva dedicata all’opera dell’artista toscano, scomparso lo scorso gennaio
Prismoidi, Cerchi imperfetti — geometrie giganti ed essenziali al tempo stesso (le opere di minori dimensioni sono per lo più collocate negli ambienti ipogei), forme assolute che sfuggendo a ogni tentazione «narrativa» appaiono sia spazio sia oggetto, con una logica per molti versi tipica dei linguaggi Land Art.
Luogo non nuovo a contaminazioni fra antico e contemporaneo, secondo il collaudatissimo modello delle mostre-dialogo, le Terme si rivelano anche scenograficamente ideali per accogliere le grandi creazioni di Staccioli, opere volutamente e tecnicamente antigraziose, primitive, assolute, perentorie, caratterizzate da astrazione e forte rigore compositivo: «Un ordine che però — come ha ricordato ieri la figlia dell’artista presentando la mostra — scaturiva quasi sempre da un caos iniziale, da una rottura, anche materiale, degli oggetti, per carpirne l’anima».
Di «caso Staccioli» parla apertamente (e polemicamente) Fiz nel suo testo in catalogo, ricordando come l’artista volterrano non abbia a suo dire ancora avuto «i riconoscimenti che gli sono dovuti». In questo senso l’ampia retrospettiva alle Terme di Caracalla rappresenterebbe «non solo un omaggio, ma un tassello fondamentale per giungere a una definitiva consacrazione della sua ricerca». Una ricerca durata oltre mezzo secolo, attraversata dall’artista modificando i materiali ma non il metodo: «Che è quello — scrive ancora Alberto Fiz — di catapultare la scultura nel reale trasformando, in ogni circostanza, l’idea-segno».