«Lanzalone, il mistero dei soldi»
Grancio, espulsa dal M5S: «Chi lo paga? Così capiremo. Raggi taceva e suonava la trombetta»
Cristina Grancio, la consigliera M5S espulsa dal gruppo per le critiche allo stadio, racconta di quando Alfonso Bonafede (l’attuale Guardasigilli all’epoca, nel gennaio 2017, era responsabile degli enti locali del M5S) partecipava alle riunioni di maggioranza in Campidoglio. Dall’audio di un incontro, conservato da Grancio, emerge che Bonafede le suggerì di non esternare le opinioni in pubblico e di attenersi alla linea politico-istituzionale del gruppo. Grancio: «Chi pagava Lanzalone? Raggi taceva e suonava la trombetta quando la discussione saliva di tono».
«Sì allo stadio, ma nella piena legalità, no allo stadio usato per speculazioni». È il 18 gennaio 2017 quando Cristina Grancio — la consigliera dissidente espulsa dal gruppo M5S in Campidoglio per le critiche al progetto dell’arena a Tor di Valle — esprime le sue riserve in un lungo post su Facebook. Esternazioni delle quali, nel vertice di maggioranza del giorno successivo, le viene chiesto conto.
Consigliera Grancio, cosa avvenne durante quel vertice?
«Ricordo che vi prese parte anche Alfonso Bonafede (all’epoca l’attuale ministro della Giustizia era responsabile degli enti locali del M5S assieme a Riccardo Fraccaro). Mi disse che, una volta eletta, non rappresentavo più gli attivisti, ma tutti i cittadini romani, ai quali non interessava la mia opinione personale, ma quella del Movimento».
Che altro le disse Bonafede?
«Che la giunta stava valutando tutte le opzioni nella maniera più riservata possibile e che non avrei dovuto far trapelare nulla all’esterno. Volle chiarire che all’interno del gruppo ero libera di condividere idee e preoccupazioni con amici e colleghi, ma che non sempre era possibile arrivare all’unanimità. Tenne a precisare che nessuno voleva mettermi a tacere, ma che la responsabilità politica e istituzionale va oltre il dire “Io non lo faccio”, ma comporta che o gli avremmo fatto fare lo stadio, oppure avremmo fatto spendere soldi al Comune che non avrebbe dovuto spendere».
All’incontro era presente anche la sindaca?
«Sì e quando la discussione saliva di tono, per evitare la sovrapposizione di voci suonava la trombetta».
La trombetta?
«Di gomma, tipo quelle da bicicletta».
E qual era la sua posizione rispetto alle accuse che le venivano mosse dagli altri consiglieri per quel post?
«Disse che le lettere arrivate a me (la richiesta di legittimità dei presupposti per la dichiarazione di pubblico interesse e la delibera di annullamento in autotutela presentate dal IX
Municipio) le aveva ricevute anche a lei. Fece l’esempio di quando era stata denunciata sui canili (dal Partito animalista, ma la Procura ha chiesto l’archiviazione, ndr) sottolineando di essersi limitata a dire che si stava lavorando. Mi suggerì di rispondere al presidente della commissione Urbanistica del IX Municipio che anche sullo stadio stavamo lavorando e che, se voleva darci una mano, era il benvenuto».
Quando ha iniziato a sentirsi isolata dal resto del gruppo?
«Con le dimissioni di Berdini (Paolo, ex assessore capitolino all’Urbanistica) siamo stati sottoposti alla stretta supervisione dei due responsabili degli enti locali. Da allora ho avvertito una crescente pressione psicologica nella resistenza che incontravo a prendere in considerazione le mie richieste di approfondimento... Al punto che una volta sono arrivata a gridare a Bonafede: “Onestà, onestà, onestà”».
Che «Taceva ruolo e aveva ascoltava. la sindaca? Quando spesso era il mi mio si diceva, turno di non parlare solo lei: via”, “Lanzalone cercando di deve liquidarmi». andare Ricorda Lanzalone a che partecipasse titolo l’avvocato alle «Fin riunioni dall’inizio in Campidoglio? fui meravigliata della sua presenza. Chiesi nella chat interna da chi fosse pagato e per chi lavorasse». E ottenne chiarimenti?
«No. Un assessore rispose che era un consulente, al che replicai: “Mi prendete per cretina?». Ha mai condiviso i suoi dubbi con Virginia Raggi?
«In un colloquio a tu per tu le espressi le mie perplessità». E quale fu la sua reazione?
«Fu come per dire: “Finora non è successo niente...”. Mi sentii snobbata, come se stessi ingigantendo la cosa».
In un’intercettazione si sente Luca Parnasi dire: “Questi sono tutti figli di p ...... , pensano solo al loro culo politico”. Che effetto le fa?
«La valutazione d’impatto ambientale non spetta ai politici, ma ai tecnici... È una frase della quale non comprendo il significato, ma la violenza verbale quella sì».
Il disagio
«Con le dimissioni di Berdini ho sentito una costante pressione psicologica...»