ORA L’ATAC DEVE CAMBIARE
Dopo svariati e tortuosi tornanti, tutti in salita, il bus chiamato concordato, grazie al quale l’Atac dovrebbe tornare alla piena continuità aziendale, avverte finalmente l’abbrivio di una piccola discesa. Pochi giorni fa, con parole che, in controluce, svelano quel senso di responsabilità tipico degli organi dello Stato, i magistrati della Procura di Roma hanno espresso parere favorevole al nuovo progetto di concordato. Ritengono i Pm che, allo stato, le alternative dell’amministrazione straordinaria o, peggio, del fallimento sarebbero scenari assai peggiori del piano concordatario. Piano che, tuttavia, ancora porta con sé delle incognite, per il fatto che non sarà né facile, né immediato sciogliere tutti i nodi che, da anni, attanagliano l’operatività dell’impresa. La parola ora passa al Tribunale Fallimentare dove, da mesi, sono continue le interlocuzioni tra impresa e giudici. Il placet della Procura è un’apertura di credito preziosa, da non trascurare, però. Dirigenti e lavoratori di Atac devono intendere che la municipalizzata deve diventare un’azienda normale, anzi proporsi persino di essere un modello di efficienza e responsabilità. Con regole chiare che tutti osservino e facciano rispettare, a rischio di chiamarsi fuori. Si stampino bene in mente il fatto che il concordato, che consente oggi loro di mantenere il posto di lavoro, è pagato dai cittadini, dei quali dovrebbero già essere al pieno servizio.