Corriere della Sera (Roma)

ORA L’ATAC DEVE CAMBIARE

- Di Fabio Filocamo

Dopo svariati e tortuosi tornanti, tutti in salita, il bus chiamato concordato, grazie al quale l’Atac dovrebbe tornare alla piena continuità aziendale, avverte finalmente l’abbrivio di una piccola discesa. Pochi giorni fa, con parole che, in controluce, svelano quel senso di responsabi­lità tipico degli organi dello Stato, i magistrati della Procura di Roma hanno espresso parere favorevole al nuovo progetto di concordato. Ritengono i Pm che, allo stato, le alternativ­e dell’amministra­zione straordina­ria o, peggio, del fallimento sarebbero scenari assai peggiori del piano concordata­rio. Piano che, tuttavia, ancora porta con sé delle incognite, per il fatto che non sarà né facile, né immediato sciogliere tutti i nodi che, da anni, attanaglia­no l’operativit­à dell’impresa. La parola ora passa al Tribunale Fallimenta­re dove, da mesi, sono continue le interlocuz­ioni tra impresa e giudici. Il placet della Procura è un’apertura di credito preziosa, da non trascurare, però. Dirigenti e lavoratori di Atac devono intendere che la municipali­zzata deve diventare un’azienda normale, anzi proporsi persino di essere un modello di efficienza e responsabi­lità. Con regole chiare che tutti osservino e facciano rispettare, a rischio di chiamarsi fuori. Si stampino bene in mente il fatto che il concordato, che consente oggi loro di mantenere il posto di lavoro, è pagato dai cittadini, dei quali dovrebbero già essere al pieno servizio.

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