AL LAVORO «IN DIVISA E NON» SENSO DEL DOVERE E CIVILTÀ
Caro Conti, le scrivo in relazione all’articolo della sua rubrica sul Corriere della Sera del 12 giugno scorso intitolata «Quei due giovani carabinieri e il ragazzo in difficoltà» e dedicata all’episodio avvenuto in via Lattanzio. Io ed il mio collega volevamo ringraziare lei e la persona che si firma come «un volontario» per le belle parole scritte nei nostri confronti e per il nostro operato. Quello che abbiamo fatto non era che il nostro dovere, da militari ma soprattutto un dovere morale. Nel nostro piccolo continueremo a lavorare per il bene dei cittadini di Roma e d’Italia, in divisa e non.
V. Brig. Salvatore Ferrante e Car. Mario Troisi
Ogni tanto, in questo spazio strapieno di proteste per un degrado che ci umilia, una boccata d’aria «normale». I due giovani carabinieri, lo abbiamo raccontato, aiutarono un ragazzo in estrema difficoltà sostenendolo anche psicologicamente. Ora i due carabinieri promettono che «nel loro piccolo» continueranno a «lavorare per il bene dei cittadini di Roma e dell’Italia, in divisa e non». Le ultime quattro parole sono il migliore antidoto contro quel mefitico «nonmicompetismo» che soffoca la comprensione, la solidarietà, l’assunzione di responsabilità. Piccola-grande lezione utile per tutti noi romani.