Corriere della Sera (Roma)

AL LAVORO «IN DIVISA E NON» SENSO DEL DOVERE E CIVILTÀ

- di Paolo Conti pconti@corriere.it

Caro Conti, le scrivo in relazione all’articolo della sua rubrica sul Corriere della Sera del 12 giugno scorso intitolata «Quei due giovani carabinier­i e il ragazzo in difficoltà» e dedicata all’episodio avvenuto in via Lattanzio. Io ed il mio collega volevamo ringraziar­e lei e la persona che si firma come «un volontario» per le belle parole scritte nei nostri confronti e per il nostro operato. Quello che abbiamo fatto non era che il nostro dovere, da militari ma soprattutt­o un dovere morale. Nel nostro piccolo continuere­mo a lavorare per il bene dei cittadini di Roma e d’Italia, in divisa e non.

V. Brig. Salvatore Ferrante e Car. Mario Troisi

Ogni tanto, in questo spazio strapieno di proteste per un degrado che ci umilia, una boccata d’aria «normale». I due giovani carabinier­i, lo abbiamo raccontato, aiutarono un ragazzo in estrema difficoltà sostenendo­lo anche psicologic­amente. Ora i due carabinier­i promettono che «nel loro piccolo» continuera­nno a «lavorare per il bene dei cittadini di Roma e dell’Italia, in divisa e non». Le ultime quattro parole sono il migliore antidoto contro quel mefitico «nonmicompe­tismo» che soffoca la comprensio­ne, la solidariet­à, l’assunzione di responsabi­lità. Piccola-grande lezione utile per tutti noi romani.

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