Suoni dal mondo nei Giardini della Filarmonica
Suoni, strumenti e parole dal mondo racchiusi in un giardino al chiaro di luna, da lunedì al 14 luglio, per 38 appuntamenti tra concerti, letture e incontri con ospiti internazionali. È Opus, edizione 2018 del festival I Giardini della Filarmonica presentato ieri dal suo direttore artistico Andrea Lucchesini insieme al presidente dell’Accademia Filarmonica Romana Paolo Baratta.
Una rassegna che soffia su Roma le suggestioni di paesi lontani, dall’Iran alla Corea, grazie alla collaborazione con ambasciate e istituti di cultura stranieri. «È il nostro contributo all’Estate Romana e alla vita culturale della città – commenta Lucchesini – mantenendo le orecchie e lo spirito aperti alla contaminazione e all’equilibrio fra tradizione e nuovi scenari». La protagonista è sempre la musica: classica, contemporanea, etnica, barocca e jazz. E ad inaugurare, lunedì alle 20 in via Flaminia 118, c’è una conferenza-concerto che sottolinea la capacità delle note di offrirsi come alfabeto universale nel dialogo tra culture, con la presentazione del libro di Giovanni Bietti Lo spartito del mondo, introdotto da Piero Angela. Da martedì a giovedì è la volta di «Prestissimo», festival nel festival firmato da Arte2o e dedicato ai giovani talenti della classica.
Luglio apre nel segno di Francesco Pennisi con l’esecuzione del suo Carteggio, interpretato da Marcello Panni coi solisti dell’Imago Sonora Ensemble. Mentre la prima nazione ospite è l’India con la musica carnatica dei violinisti Ganesh e Kumaresh. Poi l’Austria di Spafudla Ensemble, formazione che rilegge la tradizione musicale popolare in chiave ironica, Malta e Iran, che porta eccezionalmente in trasferta romana due voci soliste femminili: Ava Rostamian e Ghazal Shakeri. Presenti infine Giappone, Slovacchia, Spagna e Custódio Castelo, maestro di chitarra portoghese. Mentre tra le rarità made in Italy c’è la Swing Opera di Chiara Osella con la lirica in versione swing (www.filarmonicaromana.org).