Archi, velivoli e Baglioni: storie da Centocelle
Luoghi e personaggi del quartiere in una guida
Il libro, forse con un pizzico di autoironia, comincia con una frase annoverabile tra i più classici dei luoghi comuni: «Una volta qui era tutta campagna». Ma i luoghi comuni, si sa, diventano tali proprio perché contengono almeno un pizzico di verità. E questa frase ben si addice a introdurre la storia di Centocelle, quartiere periferico romano fuori dall’ «ufficialità» turistica, eppure ricco — come tanti della sterminata Città Eterna contemporanea — di storie, luoghi, personaggi.
Ed è proprio a Centocelle e alle sue tante storie che è dedicato l’omonimo volume di Pancrazio Anfuso, romano, classe 1962, da anni residente in Toscana («ma a Centocelle sono nato e ho vissuto per 44 anni», spiega); un libro insolito nel panorama della romanistica di genere, un po’ guida e un po’ saggio, suddiviso in capitoletti che si susseguono in ordine alfabetico: «A» come Accattone o Aeroporto, «B» come Baglioni Claudio, «C» come Coatti ecc. Frutto di un riuscito mix tra archivio, passione e autobiografia, il volume, edito da Iacobelli, è al tempo stesso un personale omaggio, intriso di nostalgia, al quartiere che fu; e una fotografia di una realtà odierna profondamente mutata soprattutto nei suoi abitanti.
Tanti, i contenuti: le case dei primi coloni negli anni Venti, la descrizione di qualche rara vecchia bottega sopravvissuta, l’evocazione di cinema che non esistono più come il «pidocchietto» Platino, le torri e torracce che hanno generato toponimi in una zona che però evoca nelle sue strade, per lo più, i nomi gentili di piante e fiori: Geranei, Robinie, Mirti, Castani, Frassini, Platani... Tanto spazio, ovviamente, l’autore lo riserva a due dei simboli di Centocelle: il vecchio aeroporto (prima di Ciampino e Fiumicino) e gli antichi archi dell’Acquedotto romano, gli Arcacci che
fino agli anni 70 ospitavano vere e proprie abitazioni-baracca stipate d’umanità. Del vecchio aeroporto, in particolare, è ricordato l’episodio celebre del 1909, quando Wilbur Wright, uno dei famosi fratelli pionieri del volo, addestrò il tenente Mario Calderara, primo atto della storia dell’aviazione italiana. Dal passato alle glorie contemporanee (quella
volta in cui Baglioni improvvisò un concertino dal balcone della sua vecchia casa in via dei Noci), riuscendo a storicizzare perfino certe (geniali) scritte sui muri: Onanismo militante, Orietta Berti è pazza: un libro che informa raccontando, tra storia, cronaca e moti del cuore.