Il teatro a fumetti mette in scena la storia di Mahdi
Mahdi è nato in Italia ma non è italiano, almeno non per l’anagrafe e per la burocrazia del Belpaese. I genitori sono stranieri ma la sua vita è trascorsa tra Brindisi e Venezia, con un papà egiziano che distribuisce kebab e una mamma siriana che vende fiori e si è reinventata la ricetta del cous cous con prodotti locali ribattezzandola «alla salentina». Come definire questo ragazzo? «Italiano con riserva»? E come catalogare lo spettacolo a metà tra teatro e fumetto, Falafel Express, di cui è protagonista stasera al Teatro India (alle 21.30, lungotevere Gassmann 1, ingesso libero. Info: community@teatrodiroma.net) nell’ambito della «Festa dell’Intercultura Roma Città Mondo»? Si potrebbe coniare un nuovo genere: graphic theatre o teatro a fumetti. Allora torna alla mente quel «Le parole sono importanti» che Nanni Moretti ripeteva nel suo film del 1989 Palombella rossa. Perché la piéce scritta da Roberto Scarpetti e diretta da Elisabetta Carosio, attraverso il suo impianto scenico in stile cartoon – dove tutto è disegnato con tratto fumettistico dall’illustratrice Chiara Abastanotti - ruota proprio intorno ai concetti di identità, nazionalità e appartenenza messi in crisi nella confusione tra parole e significati. Con il palco trasformato in un quaderno di schizzi d’artista, dove gli attori della Compagnia Lumen interagiscono con proiezioni animate, per raccontare quella vita multietnica di Mahdi che nessun documento potrà mai riassumere.