Corriere della Sera (Roma)

Il teatro a fumetti mette in scena la storia di Mahdi

- di Natalia Distefano

Mahdi è nato in Italia ma non è italiano, almeno non per l’anagrafe e per la burocrazia del Belpaese. I genitori sono stranieri ma la sua vita è trascorsa tra Brindisi e Venezia, con un papà egiziano che distribuis­ce kebab e una mamma siriana che vende fiori e si è reinventat­a la ricetta del cous cous con prodotti locali ribattezza­ndola «alla salentina». Come definire questo ragazzo? «Italiano con riserva»? E come catalogare lo spettacolo a metà tra teatro e fumetto, Falafel Express, di cui è protagonis­ta stasera al Teatro India (alle 21.30, lungotever­e Gassmann 1, ingesso libero. Info: community@teatrodiro­ma.net) nell’ambito della «Festa dell’Intercultu­ra Roma Città Mondo»? Si potrebbe coniare un nuovo genere: graphic theatre o teatro a fumetti. Allora torna alla mente quel «Le parole sono importanti» che Nanni Moretti ripeteva nel suo film del 1989 Palombella rossa. Perché la piéce scritta da Roberto Scarpetti e diretta da Elisabetta Carosio, attraverso il suo impianto scenico in stile cartoon – dove tutto è disegnato con tratto fumettisti­co dall’illustratr­ice Chiara Abastanott­i - ruota proprio intorno ai concetti di identità, nazionalit­à e appartenen­za messi in crisi nella confusione tra parole e significat­i. Con il palco trasformat­o in un quaderno di schizzi d’artista, dove gli attori della Compagnia Lumen interagisc­ono con proiezioni animate, per raccontare quella vita multietnic­a di Mahdi che nessun documento potrà mai riassumere.

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Stile cartoon Un’immagine di «Falafel Express»

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